L’Oltrepò Pavese è un territorio dove la produzione di vino è molto fiorente. Una realtà rappresentata da grandi tipologie di vini – Oltrepò Metodo Classico DOCG, il Cruasè e l’Oltrepò Pavese DOC Bonarda, Barbera, Sangue di Giuda e Pinot Nero e Buttafuoco, solo per citarne alcuni – e anche di varietà più sconosciute ma ugualmente pregiate.
È il caso del Moscato di Volpara, vino bianco prodotto nell’omonimo comune in una piccolissima zona dell’Oltrepò Pavese. Meno conosciuto del famoso e premiatissimo Moscato d’Asti, il Moscato di Volpara non ha nulla da invidiargli per piacevolezza di sapore e aromaticità. Le coline di Volpara sono da sempre votate alla produzione di vino dal Moscato Bianco, ritenuto una delle uve più antiche del mondo, importata secondo alcuni studiosi dai cavalieri europei che andarono in Medio Oriente. Una curiosità che si racconta in paese, legata alla storia recente, è che in epoca fascista il Moscato di Volpara era molto apprezzato dai gerarchi del movimento, e persino il parroco di allora produceva e vendeva il vino dai vigneti della chiesa.
Il motivo che rende così speciale il Moscato di Volpara è il suo profilo organolettico originale rispetto ad altri vini bianchi: realizzato nelle versioni dolce e spumante, ha un sapore zuccherino e una buona acidità che esalta i profumi naturali e li mantiene nel tempo. L’aroma, intenso e intrigante, ha un forte sentore fruttato di pesca e albicocca, arricchito da note che ricordano le erbe aromatiche.
Gradevole e bevibile, il Moscato di Volpara è un vero vanto del comune, tanto che per salvaguardare il prodotto si è deciso di delimitare il territorio di produzione e creare un consorzio che, con un severo disciplinare, tutela e valorizza la produzione del Moscato di Volpara. E si è addirittura realizzato un locale di promozione turistica del vino, il Tempio del Moscato, all’interno di un antico oratorio sconsacrato del XVII secolo restaurato dal Comune di Volpara.
(In copertina i vigneti di Poggio Alessi. Foto di: Pagina Facebook Poggi Alessi)