Siamo a Schizzola, frazione di Borgo Priolo (PV), minuscolo agglomerato di case con 73 abitanti. Un’insegna con qualche anno all’attivo indica il forno di Carla Bernini, l’unica in tutta la provincia a sfornare i Brasadè di Staghiglione: una ciambella al burro, ottenuta impastando pochi e semplici ingredienti, la cui ricetta è stata trovata ai primi dell’ 800 negli archivi della chiesa del paese.
Ne vengono prodotti circa cinquanta chili al giorno, quantità che nei periodi di festa aumenta notevolmente per rifornire le botteghe che ancora oggi vengono questi biscottoni dal sapore neutro. Vengono preparati con: acqua, farina Molini di Voghera e prodotta con grano locale di tipo 00, lievito, burro, sale, zucchero e un pizzico di vaniglia (chi vuole può grattugiare anche della scorza di limone). Il procedimento è codificato e rodato dalle “donne del forno” (con Carla c’è anche la figlia Marta): prima c’è la cottura delle ciambelle in acqua calda, poi si fanno raffreddare, si infornano e, una volta cotte, si procede ad infilarle come se fossero perle, in uno spago.
Una collana è formata da 11 Brasadè: cinque ciambelle sono infilate con la parte piatta rivolta nello stesso verso e le altre cinque con la parte piatta in verso opposto. L’undicesima viene usata come chiusura, alla quale si legano i capi dello spago. Una tradizione che ha origini “sacre”: queste ciambelle di origine ottocentesca, infatti, prendono il nome dalla parola braccialetto, in dialetto brasadè perché venivano messi al polso dei cresimandi.
(Eleonora Lanzetti)