Anni Sessanta in una Vigevano con “Mille fabbriche, nessuna libreria” come recitava il titolo su il Giorno del reportage firmato da Giorgio Bocca (a cui gli 883 risponderanno con la loro Pavia di “Due discoteche, 106 farmacie”).
Nella città che stava iniziando a crearsi una propria identità, l’importante, secondo lo scrittore, era «fare soldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altre prospettive, chiedo scusa, non le ho viste».
Ed è in questa città che si fanno notare due personaggi per molti versi simili e per altrettanti profondamente diversi, ma comunque entrambi dotati di una grande genialità artistica: un maestro elementare destinato a diventare un apprezzato scrittore, Lucio Mastronardi, e un giovane laureato in ingegneria chimica scopertosi giornalista prima e paroliere qualche anno più tardi, Vito Pallavicini.
Ed è attraverso i loro occhi che lo scrittore e storico Adriano C. Ballone ha voluto raccontare quella città in “Azzurra Nostalgia. Lucio Mastronardi e gli altri di Vigevano“: «È così veloce il cambiamento che pochi hanno tempo e modo di comprendere cosa stia succedendo: Vito, nel suo piccolo, il cambiamento lo provoca, lo colora; Lucio, nel suo piccolo, lo studia, lo interroga, trova la parole giuste per raccontarlo».
Adriano Ballone, Azzurra nostalgia. Lucio Mastronardi e gli altri di Vigevano (Effigie 2016, 245 pagine)
(Bruno Gandini)