La bicicletta è un fiore che vola. Ha due corolle, le ruote. Sono le sue ali. Magra, elegante, sottile ha la bellezza di una modella. Però scintilla. Sfila, seducente, ancheggiando, a passo d’uomo. Poi, all’improvviso, spicca il volo. Diventa luce, vento, brivido. Il sole la bacia. La pioggia la lava. Il fango la schizza. I bimbi la divorano con gli occhi. I vecchi l’ammirano. Per chi la guarda è un oggetto di design. Per chi la cavalca è un puledro magico. Trasforma l’uomo in centauro. Una creatura mitologica. I centauri erano arcieri infallibili. E la bicicletta non sbaglia. Raggiunge sempre il bersaglio, la sua meta. La bicicletta ha il dono della saggezza. Educa. Nell’era dell’inquinamento insegna il rispetto della natura. Quando passa, lascia il mondo intatto. Nell’era della crisi energetica non spreca, non consuma. Nell’era del fitness insegna il piacere del movimento nel modo più economico e libero. Non costa nulla. Non ha orari. Non ha scadenze. Non ti costringe tra mura mute, sorde e grigie. E musicale. I mozzi friniscono come cicale. Le ruote sfrigolano sulla sabbia. Il campanello è il trillo di un violino. La bici vive in un mondo musicale. Ascolta gli arpeggi del merlo, il gracchiare dei corvi offesi dalla sua presenza, gli strilli dei bimbi, il sibilo del vento, il rombo del tuono. La bicicletta conosce la bellezza. Esplora mille colori. L’azzurro del cielo, l’oro dei campi di grano, il verde cangiante delle risaie. Lambisce il blu del mare. Il sole le regala i bagliori della gibigianna, la nebbia la quiete della meditazione. La donna che la cavalca acquista levità. Il dinamismo la trasmuta in dea. La bicicletta è il simbolo storico della libertà della donna, che scopre il mondo. La bicicletta non è opaca, come la vita di quelli che, immobili, guardano, quelli che Cadda chiama culseduti e Brera posaglutei. Si muove. Canta. Brilla. È socievole. Quando arriva, i semafori diventano rossi per flirtare un poco con lei. Col verde speranza la salutano. Gli aironi, eleganti, per rispetto, si spostano al suo passaggio. Dalle risaie le rane le regalano concerti.
Come le rondini la bicicletta vola in libertà. Non è prigioniera di una scatola chiusa: lo stadio. La sua palestra è il mondo. La sua pista è la strada infinita. Si regala il piacere dell’avventura. Il suo è sempre un viaggio di scoperta. Dona l’emozione della sorpresa, il piacere dell’incontro. Cittadina del mondo, scavalca i confini. Unisce. Affratella. È apolide la bicicletta. Però, in Italia, ha una culla. La sua culla è Pavia, la capitale dei longobardi.
Come le rondini la bicicletta vola in libertà. Non è prigioniera di una scatola chiusa: lo stadio. La sua palestra è il mondo. La sua pista è la strada infinita. Si regala il piacere dell’avventura. Il suo è sempre un viaggio di scoperta. Dona l’emozione della sorpresa, il piacere dell’incontro. Cittadina del mondo, scavalca i confini. Unisce. Affratella. È apolide la bicicletta. Però, in Italia, ha una culla. La sua culla è Pavia, la capitale dei longobardi.
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