di Raffaella Costa
In occasione della festa patronale in onore di San Martino, dal 10 al 17 novembre prossimi, il sindaco di San Martino Siccomario, Andrea Viola, ci racconta i progetti e le sfide per il futuro del territorio. Tra storia e innovazione, il primo cittadino, coadiuvato dall’assessora alla Cultura Rachele Covelli, si prepara a celebrare il suo patrono con uno sguardo verso il domani, cercando di attrarre nuove famiglie e offrire servizi di qualità. Il calendario è ricco di eventi e coinvolge ogni fascia d’età: per conoscere tutti gli appuntamenti cliccate qui.
Forse non tutti sanno che questa zona, in epoca romana, era conosciuta come “Terra Arsa” e solo nell’alto medioevo, secondo lo storico De Canistris, avrebbe preso il nome di San Martino, il santo che qui si narra sia stato allattato. Oggi il paese non ha una piazza, luogo simbolo di ritrovo per antonomasia; il sogno del sindaco è che, un giorno, San Martino possa finalmente averne una che diventi cuore pulsante della comunità. «La piazza – spiega Viola – ha un ruolo fondamentale nel tessuto sociale di una realtà: è lo spazio che, per eccellenza, rappresenta il cuore della vita collettiva. Da sempre, nelle città e nei paesi, la piazza è il luogo dove le persone si incontrano, dove si scambiano idee, dove si celebrano feste e si svolgono eventi. È un punto di riferimento fisico e simbolico, in cui si intrecciano le vite dei cittadini e si costruisce il senso di appartenenza a un luogo. Ecco, questo luogo fisico oggi non c’è ma sogno che un giorno ci sia».

Andrea Viola è al suo primo mandato da sindaco
Perché per la comunità è così importante celebrare il Santo Patrono?
«Festeggiare il Patrono è un’occasione per ritrovarsi e riflettere sulle nostre origini e la nostra storia. San Martino è un paese che si è sviluppato velocemente, e oggi molte famiglie lo considerano solo un luogo in cui dormire. Uno dei compiti di ogni amministrazione è cercare di rendere il paese più vivo, facendolo diventare una vera comunità. La festa del Santo Patrono è proprio un’opportunità per riunirsi, sia attraverso le celebrazioni religiose sia tramite eventi culturali. Questo contribuisce a creare un senso di appartenenza».
Quali sono le iniziative pensate per le diverse fasce di età?
«Abbiamo progettato attività per tutti. Per le famiglie, ci saranno concerti e giochi. I giovani avranno due eventi organizzati da loro stessi: un “Quizzone” e un recital proposto dall’associazione giovanile “Si Può Fare”. Anche per gli adulti e gli anziani ci saranno concerti e momenti di convivialità presso l’oratorio e il Centro Sabbia, organizzati dalla Pro Loco».
Cosa significa per voi sviluppare la cultura in un territorio come San Martino Siccomario?
«Sviluppare la cultura significa innanzitutto promuovere un senso di appartenenza al territorio. Il nostro paese non ha molti luoghi di aggregazione; spesso, i supermercati diventano spazi di incontro. Crediamo però che servano luoghi diversi per socializzare. Fortunatamente, abbiamo l’oratorio e il centro sportivo, dove da sessant’anni il gruppo sportivo propone lo sport come veicolo educativo e di condivisione».
Qual è il ruolo della scuola e del teatro in questa visione culturale?
«L’istituto comprensivo è fondamentale. Alcuni genitori stanno cercando di fare della scuola un luogo dove i figli possano crescere, non solo “parcheggiarsi”. Anche il teatro ha un ruolo importante; da oltre dieci anni, l’associazione locale lavora per offrire esperienze di teatro e musica sia per gli adulti che per i giovani. Attraverso progetti in collaborazione con la scuola, il teatro diventa un mezzo culturale che unisce».
Qual è l’importanza delle associazioni sul territorio?
«Le associazioni sono una risorsa preziosa. Abbiamo diverse associazioni che operano in ambiti culturali, socio-assistenziali, musicali e sportivi. Il nostro obiettivo come amministrazione è quello di rafforzare la rete tra queste associazioni, perché crediamo che lavorare insieme possa amplificare l’impatto culturale sul territorio».
E il ruolo della biblioteca?
«La biblioteca è un punto di riferimento culturale fondamentale. È gestita da una bibliotecaria molto attenta, sia ai bambini che agli adulti. Negli ultimi anni, abbiamo organizzato mostre e presentazioni di libri, trasformando la biblioteca in uno spazio di condivisione culturale per tutta la comunità».
Avete mai pensato di organizzare un grande evento a San Martino, che possa attrarre non solo i cittadini locali ma anche persone da Pavia e dintorni?
«Assolutamente, ci stiamo pensando seriamente. Abbiamo parlato di questa idea con Paolo Peretto, che gestisce uno spazio a Borgarello e ha creato un ambiente vivace attorno al suo chiosco. Pensiamo che sia il momento di rischiare, in senso positivo, investendo in un evento importante che possa coinvolgere non solo i cittadini di San Martino, ma anche un pubblico più ampio. Naturalmente, per un’iniziativa del genere occorrono risorse importanti nel bilancio e il sostegno di sponsor. Tuttavia, riteniamo che, nei prossimi anni, con il tempo e il coraggio, potremo realizzare questa visione».
Le previsioni demografiche indicano che molte persone si trasferiranno da Milano verso sud alla ricerca di una migliore qualità di vita. Da amministratore locale, come interpreta questo scenario?
«Come una grande opportunità, ma anche una sfida. Io stesso ho un legame con questo territorio: sono nato a San Martino e ci sono tornato con la mia famiglia. Ora, il compito sarà quello di rendere San Martino un luogo attraente per chi deciderà di trasferirsi qui, integrando nuove famiglie nei servizi locali, come quelli scolastici, sportivi e culturali. Dobbiamo evitare che scelgano sempre Pavia per i servizi, offrendo proposte di qualità anche qui. L’obiettivo è creare un ambiente che soddisfi le esigenze delle famiglie moderne. Ad esempio, la scuola dovrebbe garantire orari flessibili e offrire una qualità educativa elevata. Lo sport, con il gruppo sportivo locale, rappresenta un altro elemento fondamentale: non solo come attività accessibile, ma anche come disciplina che incoraggi crescita e apprendimento. Vogliamo proporre una comunità vivace, che offra alternative valide alla città».