Quasi 900mila immagini fotografiche – che raccontano la Pavia del Novecento e portano la firma di Guglielmo Chiolini- dal 2009 sono ospitate al Castello Visconteo, acquistate dall’amministrazione comunale per preservare quello che è a tutti gli effetti un vero tesoro.
Testimonianze di una città che si è trovata, in fondo senza un vero motivo, a essere protagonista di una preziosa tradizione fotografica che Giuseppe Chiavaroli ha voluto raccontare in “Industria e fotografia. Il caso della Bottega Chiolini di Pavia”.
«Può stupire il fatto che proprio Pavia fosse fra i principali poli fotografici della penisola, con il giusto connubio fra dilettanti e fotografi professionisti e con alla base una borghesia cittadina molto simile a quella che nell’Ottocento sostenne la nascita e diffusione della fotografia in Francia. Se il finire dell’Ottocento era stato rappresentato dagli scatti dei fratelli Nazzari, il Novecento pavese è stato il terreno fertile di Guglielmo Chiolini, la cui parabola fotografica ha investito e, a volte, influenzato il fermento culturale e sociale della città».
Giuseppe Chiavaroli, Industria e fotografia. Il caso della Bottega Fotografica Chiolini di Pavia (Univers Edizioni)
(Bruno Gandini)