di Raffaella Costa
Il 1494 è un anno simbolico per Vigevano: Ludovico il Moro diventa Duca di Milano, la sua corte risiede per mesi nella città, e prende forma il grande rinnovamento urbano che culmina nella splendida Piazza Ducale, capolavoro rinascimentale e simbolo della sua visione. Oggi, a 530 anni di distanza, una mostra straordinaria celebra quel momento cruciale della storia, immergendoci nel fervore, nell’entusiasmo e nella creatività di fine Quattrocento.
La mostra “Vigevano 1494 – Ludovico il Moro e la città che sale”, realizzata con la consulenza storico artistica di Luisa Giordano, sarà inaugurata sabato 23 novembre nella seconda scuderia del Castello Sforzesco, con ingresso libero. L’evento inizierà alle 10:30 nella Sala dell’Affresco con una presentazione al pubblico, seguita dall’inaugurazione ufficiale alle 11:00. L’esposizione resterà aperta fino al 23 febbraio 2025, offrendo a tutti l’opportunità di riscoprire le radici culturali e architettoniche della città. Attraverso documenti, fotografie, cartografie e modelli lignei vengono esplorati gli eventi cruciali del 1494, anno in cui il Castello Sforzesco vide la definizione della Loggia delle Dame con il suo elegante giardino pensile e l’appartamento progettato per Beatrice d’Este. Nel frattempo, la nuova Piazza Ducale, i cui lavori erano iniziati nel 1492, iniziava a prendere vita anche come spazio di mercato, segnando la sua prima funzione pubblica come centro nevralgico della città.
Per saperne di più sul significato della mostra e sulle ambizioni future di Vigevano, abbiamo intervistato il sindaco Andrea Ceffa, che ci ha raccontato le prospettive che questo evento apre per la città.
Sindaco Ceffa, negli ultimi anni avete portato avanti molte iniziative importanti. Qual è il significato della mostra Vigevano 1494 per la città?
«Questa mostra rappresenta il simbolo di tre anni di lavoro intenso, un progetto che celebra il legame di Vigevano con Ludovico il Moro. Ma non vogliamo che sia un punto d’arrivo, piuttosto un nuovo inizio. Idealmente, ci piace pensare a questa mostra come un passaggio di testimone: il nuovo Ecomuseo Sforzesco, appena costituito, avrà il compito di continuare questo percorso culturale, arricchendolo di nuove prospettive. L’obiettivo è creare un legame stabile tra storia, cultura e futuro, coinvolgendo tutta la città e la comunità».
Parlando di innovazione e tradizione, quali sono gli elementi più sorprendenti di questa mostra?
«Uno degli aspetti più affascinanti è l’analisi del sottosuolo del cortile del Castello, realizzata con tecnologie avanzate georadar che hanno svelato dettagli unici della nostra storia. Non è solo un’operazione tecnologica, ma anche un tassello importante per comprendere meglio il passato della città e di cui dobbiamo ringraziare Assomac che ha sovvenzionato le indagini. Altro punto di forza è il progetto di ricostruzione della piazza, che rappresenta un’opportunità straordinaria per riscoprire e valorizzare il nostro centro storico. Sono due “chicche” che meritano di essere viste e vissute».
La mostra tocca il tema dell’urbanistica. Perché questa scelta?
«L’urbanistica è un tema cruciale, sia ieri che oggi. Quest’anno abbiamo voluto riflettere sulle scelte fatte 530 anni fa sotto Ludovico il Moro, confrontandole con le decisioni che dobbiamo prendere nel presente. Anche se i contesti sono profondamente diversi, l’obiettivo resta lo stesso: rigenerare la città, renderla vivibile e proiettata verso il futuro. Ludovico trasformò Vigevano in una città simbolo del Rinascimento. Oggi, noi possiamo ispirarci a quel modello per affrontare le sfide contemporanee, con la cultura come motore di rinascita.
Il titolo della mostra, “La città che sale”, richiama il celebre quadro di Boccioni. Qual è il messaggio che volete trasmettere?
«Il quadro di Boccioni è un simbolo di energia e progresso. Ci piaceva l’idea di associarlo a Vigevano, immaginandola come una città che cresce, che si rigenera e che si prepara a scrivere nuove pagine della sua storia. La mostra vuole essere un invito a ritrovare quella vitalità e quell’entusiasmo necessari per superare le difficoltà attuali, non solo per Vigevano, ma per tante città italiane. La cultura può essere l’elemento chiave per accendere questa scintilla».
Crede che questa mostra possa rafforzare il senso di appartenenza dei vigevanesi alla loro città?
«Assolutamente sì. Oggi, non solo a Vigevano ma in tante comunità, c’è una crisi del senso di appartenenza. Sentire che un luogo ti appartiene ti spinge a prendertene cura, a credere nel suo potenziale e a immaginare un futuro migliore. Questa mostra non è solo una celebrazione del passato, ma anche un modo per dire ai vigevanesi: “La vostra città ha le capacità e le risorse per creare lavoro, sviluppo e opportunità”. Serve fiducia e voglia di fare, e la cultura è il terreno ideale per seminare tutto questo».
La speranza che accompagna questo progetto?
«La speranza è che questa mostra e tutto il lavoro svolto in questi tre anni diventino un trampolino di lancio per un rinnovato entusiasmo cittadino. Vorremmo vedere una Vigevano che, come 530 anni fa, si rinnova, si rigenera e si proietta verso il futuro con fiducia ed energia. È una sfida, ma anche un’opportunità per dimostrare che cultura e tradizione possono davvero fare la differenza.»
Numerosi eventi verranno proposti durante il periodo di apertura della mostra, con date ancora da definirsi. Il ciclo di conferenze: “Architettura padana fra acqua e terra” a cura di Giovanni Iacometti, “Ludovico il Moro e la Fatal Novara” organizzata da Fondazione Castello di Novara e a cura di Franco Dessilani, “Vigevano da recuperare. Opere poco note, ritrovamenti e interventi d’obbligo” a cura di Luisa Giordano, “Illusionismo e simbologia rara nella cascina Boscaiola prima” a cura di Claudio Salsi, “Da un documento inedito il castello di Vigevano quando era caserma” a cura di Pier Luigi Muggiati, “Una città inedita: Vigevano nei recenti ritrovamenti, nei disegni e nei modelli interpretativi esposti nella mostra” a cura di Sandro Rossi.
In programma anche due video-incontri: “Il gran teatro dell’acqua. Il viaggio del Ticino fra Lago Maggiore e Po” a cura di Carlo Stagnoli e Sandro Rossi per Rotary Club Vigevano Mortara e “Il castello svelato e indagini georadar” a cura di Pier Luigi Muggiati e Marco Penza. Chiuderà il calendario degli eventi l’esposizione dal titolo “La chiamavano il salotto – visioni inedite di Piazza Ducale tra 8 e ‘900” – Organizzata da Società Storica Vigevanese e a cura di Giovanni Borroni, Dino Rabai, Edoardo Maffeo – che raccoglie trenta e più rappresentazioni pittoriche della Piazza. Giuseppe Arancio, fotografo di Vigevano, ha concesso la riproduzione del Diploma di donazione della Sforzesca a Beatrice d’Este.
La mostra è organizzata dal Comune di Vigevano col contributo di Assomac, Associazione nazionale dei costruttori italiani di tecnologie per calzature, pelletteria e conceria, e con il patrocinio di Regione Lombardia, Fondazione Castello di Novara, Ordine degli Architetti della provincia di Pavia e il sostegno dell’Ecomuseo Sforzesco.
INFORMAZIONI
Infopoint Castello: tel. 0381 691636, infopointcastello@comune.vigevano.pv.it
Orari: da martedì a domenica e festivi: 14.00/18.00 (altre aperture su prenotazione)
Ingresso libero
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