La più famosa è sicuramente quella della Lavandaia del Borgo, ma alzando la testa o cercando in parchi e piazze, si trovano statue ed effigi curiose. Un piccolo tour nella città di Pavia per scoprire monumenti bizzarri che raccontano storie e leggende.
La Lavandaia del Borgo
Iniziamo proprio dal Monumento alla Lavandaia. Appena superato il Ponte Coperto, sulla sinistra (venendo dal centro storico), la si vede lì, posta su un piccolo terrazzino. Una statua di bronzo realizzata dal 1981 da Giovanni Scapolla per celebrare le donne che, sulle rive del Ticino, lavavano biancheria e abiti dei signori della città. Un vero e proprio simbolo che i visitatori che si spingeranno dall’altra parte del fiume, in quella cartolina pittoresca che è il Borgo Basso, non potranno fare a meno di immortalare.
La Linguacciona
Restando sempre in Borgo, andando fino in fondo a via Milazzo, tra le sue case colorate in riva al fiume, noterete una scultura stramba sulla destra, sul muro di una casa rossa. Si tratta della Linguacciona del Borgo: la testa di una donna che fa la linguaccia. La leggenda narra che un signore che aveva alle sue dipendenze diverse lavandaie, fece costruire una casa sul Ticino proprio coi soldi guadagnati grazie al lavoro di queste ultime. Le lavandaie, come raccontò, avevano l’abitudine di “sparlare” durante il loro duro lavoro e sostenevano che in realtà il loro datore di lavoro fosse pieno di debiti. Lui, di tutta risposta, fece aggiungere sulla facciata della casa, questa statua, facendo loro una linguaccia come sberleffo.
La coppia di cani da caccia
Se dopo una visita ai Musei del Castello Visconteo, vi capiterà di passeggiare tra le aiuole del parco del maniero pavese, vi imbatterete in una scultura sui generis: una coppia di cani da caccia. Si tratta, infatti, di un bracco italiano e di uno spinone, di cui non si conoscono i nomi, fatti scolpite negli anni ’60, dall’avvocato Giacomo Griziotti, grande appassionato di cani da caccia, che commissionò all’artista Ernesto Coppaloni, questo particolare monumento, che si può scoprire subito dopo l’ingresso al castello da Viale XI febbraio.
Il Regisole
Arrivati in piazza del Duomo vi troverete ad ammirare una grande statua equestre alta sei metri, posta proprio davanti alla facciata della cattedrale. Si tratta del Regisole, una riproduzione realizzata da Francesco Messina ed inaugurata recentemente, nel 1937. L’originale della statua bronzea, tra saccheggi, battaglie, furti, è andata distrutta nel 1796. Ma chi è questo cavaliere? Si ipotizza si trattasse del monumento al re ostrogoto Teodorico il Grande. Il crollo della Torre Civica nel 1989 ha risparmiato questo monumento che è rimasto miracolosamente in piedi.
L’Angelo della Peste
Nella passeggiata che porta al Ticino, percorrendo Strada Nuova, bisogna alzare lo sguardo. A metà nel corso principale del centro, su un palazzo storico, si trova un bassorilievo raffigurante un angelo che indica il fiume e quindi la strada per uscire dalla città. Per mettersi in salvo. L’Angelo della Peste, raffigura proprio questo: l’angelo buono che indicasse la via di fuga dalla città invasa dalla pestilenza.
(Eleonora Lanzetti)