di Raffaella Costa
Eugenio Giacomo Faludi, architetto ungherese naturalizzato italiano, nel 1937 progetta il Palazzo Esposizioni di Vigevano. Razionalista e d’avanguardia, nello stesso periodo è incaricato anche di realizzare alcuni padiglioni della Fiera campionaria di Milano. La città ducale ha bisogno di un luogo prestigioso dove ospitare la fiera della calzatura. Sono gli anni d’oro, Vigevano è riconosciuta universalmente come la capitale della scarpa. Serve uno spazio che sia all’altezza del prestigio che Vigevano sta godendo. Faludi realizza così un palazzo espositivo che si rivelerà un esempio dell’architettura razionalista italiana. Utilizza nuovi materiali per quei tempi, come il vetrocemento, e disegna una facciata vetrata curva che caratterizzerà per sempre il Palazzo Esposizioni. Un esempio straordinario di modernità. Nel 1939 l’edificio ospita una Mostra Mercato Nazionale, è il primo grande evento dall’inaugurazione avvenuta un anno prima.
Il restauro e il recupero delle facciate esterne del Palazzo Esposizioni sono stati celebrati lo scorso 13 aprile, nella suggestiva cornice della Sala dell’Affresco del Castello Sforzesco in un’occasione pensata per condividere con cittadini, studiosi e appassionati i dettagli dell’intervento e riscoprire la storia di un edificio che ha accompagnato la vita culturale e sociale di Vigevano per decenni. Durante l’incontro è stato presentato in anteprima il volume Il Palazzo dell’Impero, a cura di Ermanno Boccalari: un’opera che ricostruisce, attraverso documenti storici e fotografie d’epoca, l’intera vicenda del Palazzo Esposizioni, dalle sue origini ai giorni nostri. Un vero e proprio viaggio nel tempo, capace di restituire il contesto e il significato di un’architettura profondamente intrecciata alla storia cittadina.

Il nuovo libro di Boccalari
Moderato da Pier Luigi Muggiati, l’evento ha visto gli interventi dell’architetto Mario Bellazzi, che ha illustrato le fasi del restauro sottolineandone il valore culturale e simbolico, e dello stesso Boccalari, che ha raccontato le ricerche alla base del volume. È intervenuto anche Massimo Angeleri, Vice Presidente Assomac e Consigliere Delegato di Officina Meccanica Angeleri, in rappresentanza del tessuto imprenditoriale locale, a testimonianza del legame tra memoria storica e vocazione produttiva del territorio. Particolarmente significativo è stato anche l’annuncio di un importante lascito che andrà ad arricchire l’Archivio Storico Comunale, rafforzando così il patrimonio documentale a disposizione della comunità. L’appuntamento si è rivelato così un momento speciale, capace di restituire centralità a un luogo identitario della città, grazie a un progetto di recupero che ha saputo coniugare rispetto per il passato e slancio verso il futuro. Ne parliamo con un grande esperto di storia locale, Pier Luigi Muggiati.
Cosa rappresenta per lei, da storico e archivista, il Palazzo Esposizioni nella memoria collettiva di Vigevano?
«Il Palazzo Esposizioni, nato come Palazzo dell’Impero, è sempre stato fin dalla sua origine un elemento fondamentale per la storia di Vigevano. Per molti anni si sono tenute fiere ed eventi di ogni genere, ma è stato anche sede di istituti scolastici, luogo di divertimenti estivi con tornei di pallacanestro e balli a palchetto; anche oggi svolge un ruolo fondamentale per la città, infatti al suo interno troviamo gli uffici demografici e i servizi sociali, settori che portano un gran movimento di persone e di servizi alla cittadinanza. Da alcuni anni è anche un luogo di cultura, in quanto ospita il Civico Istituto Musicale Costa».
Qual è, secondo lei, l’aspetto più sorprendente o meno conosciuto emerso durante la realizzazione del volume “Il Palazzo dell’Impero”?
«Dal mio punto di vista, l’aspetto che mi ha più sorpreso è stato scoprire che negli anni ’50 il cortile interno era usato per partite e tornei all’aperto di pallacanestro, prima della costruzione della palestra Carducci; il basket ancora oggi è molto amato a Vigevano».
Ci sono stati documenti particolarmente rari o curiosi che hanno contribuito a ricostruire la storia dell’edificio?
«Io non ho ricostruito direttamente la storia dell’edificio, ma quello che mi lascia sempre stupito è il pensiero che per il progetto venne scelto l’architetto Faludi, uno dei massimi esponenti dell’architettura razionalista di epoca fascista; all’epoca il Palazzo rappresentò un vero modello per tutti i progettisti. Segno che Vigevano era riconosciuta come una città di grande prestigio grazie all’industria calzaturiera già molto avviata negli anni ’30».
Ci può raccontare qualcosa di più sul lascito presentato in occasione dell’evento? Che valore ha per l’Archivio e per la città?
«In occasione dell’evento sono stati presentati alcuni lasciti, in particolare quello della signora Bozzo Marinella, che ha voluto donare all’Archivio Storico Comunale tutta la ricca raccolta di cartoline, fotografie e pubblicazioni varie raccolte negli anni dal defunto marito Vincenzo Bastico. Il fondo Bastico sarà sicuramente un valido strumento per gli studi e le ricerche nei prossimi anni».