di Raffaella Costa
Una chiesa, un castello del Trecento (purtroppo abbandonato), scuole, biblioteca e persino una piscina per l’estate. Case basse e tanto verde. 1420 abitanti e ben due Santi Patroni: Santa Pudenziana e San Mauro. Siamo nella Bassa Pavese, a Gerenzago. Era considerato un borgo, fino agli anni ’70. Ma oggi ha rialzato la testa e ha tirato fuori tutto l’orgoglio. Di più. Oggi Gerenzago è diventato un esempio, un modello a cui guardare in una società che cambia. Ed è così che quello che fino a meno di un secolo fa era solo un puntino nella carta geografica, oggi sta per diventare un polo di riferimento per il sociale.
In questo viaggio alla scoperta di Gerenzago ci accompagna il sindaco Bruno Tremonte. Un viaggio che ha inizio in un piccolo quartiere: 9 villette, due palazzine con 48 unità immobiliari e 18 box. Tutti beni confiscati alla criminalità organizzata che l’amministrazione comunale sta trasformando in risorse preziose per la comunità.

La chiesa di Gerenzago
Sindaco, ci può parlare di questo importante progetto sociale che sta prendendo forma a Gerenzago?
«Si tratta di un progetto di riqualificazione di diversi beni immobili che sono stati confiscati alla criminalità organizzata. Grazie al supporto di Regione Lombardia, li stiamo trasformando in un polo sociale di grande importanza per il territorio pavese. Il progetto ha una duplice finalità. Da un lato, vogliamo offrire un supporto immediato a persone in difficoltà, come donne vittime di violenza con bambini, attraverso alloggi temporanei. Dall’altro, puntiamo a favorire il reinserimento sociale di persone con diverse fragilità, come giovani in situazioni di disagio o persone seguite dal piano di zona. Quindi, una palazzina sarà dedicata al sostegno e alla protezione nelle emergenze, l’altra al reinserimento sociale. Inoltre, le villette saranno destinate a un progetto “Dopo di Noi” mentre un’altra diventerà una casa famiglia. Le fragilità sociali sono una realtà che non possiamo ignorare e questo polo sociale rappresenta una risposta concreta e necessaria. Stiamo lavorando da anni a questo progetto, ora siamo quasi al traguardo e ne sono orgoglioso».
Da ciò che nasce, a ciò che sembra non avere più vita: il Castello.
«Questo è un tema che mi addolora. Il Castello è di proprietà privata, ma da tanti anni nessuno se ne occupa più. Potrebbe essere una risorsa importante per il paese, invece è in continuo decadimento. La proprietà è passata nei secoli a diverse famiglie e istituzioni, tra cui il Collegio Ghislieri, che lo ricevette nel 1569 per volontà di Papa Pio V. Per noi resta un monumento di grande valore storico, nonostante lo stato di abbandono. Non voglio però perdere la speranza di riuscire a fare qualcosa insieme ai proprietari».

Un’ala del castello
Il Castello di Gerenzago, costruzione quadrata risalente al 1400, faticosamente conserva ancora segni dell’antica architettura feudale: il portone reca tracce del ponte levatoio, il cortile ha mattoni disposti a costa e il terrazzo è ornato da una balaustra in legno. Due lati mantengono resti di torricelle e merlature. In passato, i fossati difensivi si riempivano d’acqua in autunno, restituendo al castello il suo aspetto medievale.
E poi c’è la chiesa, un importante valore storico e non solo.
«Si trova nella piazza del paese ed è dedicata a Santa Pudenziana che, insieme a San Mauro, è nostra patrona. All’interno c’è un affresco del 1600 che la ritrae mentre regala una moneta a un povero infermo. Vede, l’attenzione agli altri per la nostra comunità era già scritta nella storia! Entrambi i santi sono ancora molto venerati. Di grande valore è anche l’organo, risalente alla seconda metà dell’Ottocento, restaurato e funzionante».

La chiesa parrocchiale
Un tempo per il giorno di San Mauro dai paesi vicini le persone venivano a piedi a Gerenzago per ottenere protezione e condividere un pasto con la comunità. Oggi il paese porta avanti la tradizione della benedizione dei panini e il ricavato serve a sostenere la parrocchia. E sapete perché? Si racconta che il santo, durante un viaggio verso la Francia, fu ospitato in un convento molto povero. L’unico panino disponibile nella dispensa gli fu offerto per ristorarsi dalla fatica del lungo cammino e, per ringraziare i frati dell’ospitalità ricevuta, Mauro, con una preghiera, moltiplicò i pani. Da qui, la tradizione gerenzaghina come segno di convivialità. A maggio, invece, si onora Pudenziana, la Santa Romana: la sua statua viene portata in processione per le vie del paese.
Sindaco, idee per il futuro?
«Creare momenti di aggregazione per la comunità, organizzare eventi. La terza domenica di maggio ci sarà la festa patronale e siamo già partiti con i preparativi. Ma ci daremo da fare anche per costruire altre iniziative».