Antico, suggestivo e sospeso nel tempo, il borgo di Varzi è una perla dell’Oltrepò Pavese. Ha radici antiche: si trova infatti lungo l’incrocio di vie commerciali che collegava l’area con la Liguria, ma anche lungo i percorsi dei pellegrini della vicina Bobbio. Poeti e cantori hanno declamato le bellezze di Varzi, e ancora oggi passeggiando tra le vie delle sue contrade si può respirare l’atmosfera magica e poetica che li ispirò.
Proprio tra le case della Via di Dentro, la contrada più importante del borgo poiché in passato ne era accesso e uscita per chi arrivava dalla pianura e andava poi verso la montagna, si trovano due chiese simili ma diverse: l’Oratorio dei Bianchi e l’Oratorio dei Rossi. Perché mai una sola contrada dovrebbe avere due chiese? Semplicemente perché nel borgo coabitavano due confraternite diverse, ognuna delle quali si è costruita la sua casa.
Nel lato sud della via sorge il seicentesco Oratorio dei Rossi, voluto dalla confraternita della SS. Trinità e adiacente all’ospizio per i pellegrini. Iniziata ad essere costruita nel 1636, la chiesa da subito assunse questo nome per via della tipica mantellina rossa indossata dai confratelli. Architettonicamente è un edificio particolarmente interessante, poiché anticipa in qualche modo che in seguito sarebbe stato il caratteristico stile settecentesco lombardo. Ha una pianta a navata unica, in cui è ospitata una preziosa statua lignea dell’Angelo Custode realizzata nel 1648 da Antonio Perico da Milano e indorata da Ambrogio Giussano da Pavia. Interessanti anche il coro in legno di noce in stile quattrocentesco e un bel “letturino”.
Si trova invece nel lato nord di via di dentro l’Oratorio dei Bianchi, costruito nel dalla Confraternita del Gonfalone e nominato, proprio come nel caso del Rosso, dal colore della cappa indossata dai confratelli. La chiesa venne costruita perché la Confraternita aveva bisogno di una nuova casa, poiché quella che utilizzavano era inagibile. Fu il feudatario di Varzi, il Duca Sforza, a concedergli la camera di sua proprietà nella contrada, che con 10 anni di lavori divenne una chiesetta così caratteristica da non avere eguali nell’Appennino settentrionale. La sua particolarità è la forma: pur essendo molto piccolo, l’Oratorio dei Bianchi è fatto a forma di quadrifoglio, ad imitazione delle grandi cattedrali. Nonostante l’aspetto originario sia stato alterato nell’Ottocento, il complesso è ancora molto bello soprattutto all’interno, dove si trovano l’altare di marmo nero lavorato in stile barocco, il tempietto che lo sormonta e una statua della Madonna in legno dorato tutt’oggi venerata.
(Foto copertina di: Di Davide Papalini – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7339250)