Si rischia di non farci caso, alla chiesa di San Sebastiano, quasi confusa come è, nella sua facciata, con gli altri palazzi tra via Emilia e via Mazzini, nel cuore di Voghera. E invece soprattutto per ciò che c’è al suo interno questa chiesa merita attenzione. Intanto, per il campanile settecentesco, che le consente di mantenere una propria identità di edificio religioso altrimenti poco percepibile all’esterno.
La sua costruzione come oratorio risale agli ultimi anni del XV secolo e venne subito dedicato a San Sebastiano, ritenuto protettore di uno dei flagelli dell’epoca: la peste. Il culto per questo santo si è consolidato nei secoli e nella sacrestia della chiesa è ancora oggetto di venerazione un reliquiario dove sono conservati dei resti del santo. Nel 1844 si dovette praticamente riedificare la facciata su progettazione dell’ingegner Paolo Cornaro, che si rifece allo stile neo-classico tipico del XIX secolo.
Oltre alla suggestione delle volte, all’interno della Chiesa di San Sebastiano ci sono alcune opere d’arte di assoluto interesse, come la Madonna Addolorata del pittore vogherese Paolo Borroni.
I resti dell’artista, morto nel 1819, sono custoditi in questa chiesa. Ma ci sono anche le spoglie di tanti condannati a morte dei secoli scorsi.
Infatti, i Confratelli della Misericordia di San Giovanni Decollato, dopo aver accompagnato al patibolo i condannati, per salvarne le anime le seppellivano in questa chiesa. E all’interno si conserva anche la cassetta per le offerte votive per la salvezza delle anime dei giustiziati.