A Casei Gerola, un piccolo comune adagiato nella pianura dell’Oltrepò Pavese, al confine con la provincia di Alessandria, si trova uno dei più importanti esempi di architettura gotico lombarda del territorio.
L’Insigne Collegiata di San Giovanni Battista è una chiesa davvero molto antica: la prima notizia documentata sul complesso risale al 455, ma è probabile che sia stata costruita prima, su antiche terme romane convertite a Battistero Cristiano. L’aspetto attuale si deve al 1300, ma ci volle buona parte anche del 1400 per vedere finiti i lavori; il risultato è un edificio che racconta in modo perfetto quel gotico italiano nato dallo sviluppo dello stile romanico.
La facciata esterna dell’Insigne Collegiata di San Giovanni Battista è molto semplice, quasi spoglia, ma la vera bellezza di questa chiesa è nascosta all’interno, dove si conservano una serie di affreschi di particolare valore artistico. Il cuore della chiesa, infatti, è la Cappella Bottigella, edificata nel 1450 per volere dell’omonima famiglia e decorata tra il 1462 e il 1468. Intorno all’altare in cotto policromo, di cui oggi rimane solo una parte, si incastona un ciclo di affreschi dell’artista anonimo Maestro di Casei: l’Annunciazione, la Deposizione, l’Incoronazione della Vergine, il Padre Eterno, S. Marco e S. Luca.
Tutte queste scene raccontano come l’artista fu aperto agli influssi del mondo lombardo del Quattrocento, ma anche all’influsso della scuola cremonese e di altre importanti scuole italiane dell’epoca, e mostrano una purezza di luci e una vividezza di colori dal grande fascino. Nella cappella sono presenti anche una pregevole ancora in cotto policromo attribuita alle maestranze della Certosa di Pavia e un importante polittico attribuito all’Amadeo.
E le bellezze dell’Insigne Collegiata di San Giovanni Battista non si esauriscono nella Cappella Bottigella: altri notevoli affreschi superstiti si ammirano nella Cappella del Rosario, su uno dei piloni e nella Sala del Capitolo. Inoltre, la chiesa è ricca di ricca di pale datate dal XVI al XVIII secolo fra cui tre tavole attribuibili a Cesere da Sesto.