Dove iniziano i primi pendii dell’Appennino ligure, nella Valle Staffora dell’Oltrepò pavese, sorge isolato in mezzo a boschi di querce e pascoli l’Eremo di Sant’Alberto di Butrio. Dedicato all’abate fondatore che qui si stabilì nel 1030, è considerato un gioello di architettura medievale, meritandosi l’appellativo di “gioiello dell’Oltrepò”. L’edificio attuale è, in realtà, il risultato dell’unione di quattro chiese, che ancora oggi costituiscono il cuore dell’agglomerato e la principale attrazione per turisti e fedeli. Gli edifici sacri sono comunicati fra loro per creare una vera e propria oasi di spiritualità e pace. Le chiese sono di epoche differenti: la più antica, Santa Maria (XI secolo) ha perso gli affreschi originari; invece, nel XII secolo venne edificata la chiesa dedicata a Sant’Alberto, sulle cui pareti si conserva un ciclo di affreschi, fra i quali particolare attenzione va posta a “Madonna con bambino, affiancata da Santi” nel quale è possibile notare Beltramino Malaspina e altri simboli dell’araldica del casato. È affrescata anche la Chiesa di Sant’Antonio ma con scene bibliche e vite dei santi.
È importante soffermarsi su questi affreschi perché eseguiti da maestranze locali e, quindi, sono esempi e testimonianza diretta della pittura minore lombarda. Nel chiostro è possibile godere una splendida vista sulle colline dell’Oltrepò ed inoltre in esso si conservano le spoglie di Edoardo II, re d’Inghilterra, che qui arrivò, secondo la tradizione, per sfuggire a una congiura.
Solo nel corso del Novecento i pellegrini incuriositi dalla figura dell’eremita hanno iniziato a ripopolare questa oasi di pace.