Nell’Italia del dissesto idrogeologico e delle inevitabili polemiche su ritardi e inefficienze della pubblica amministrazione che spesso contribuiscono ai disastri provocati dalle alluvioni, l’esperienza di Arena Po è un esempio virtuoso: in passato anche questo borgo, ricco di storia e di arte, ha sperimentato cosa rappresenti la convivenza con un grande fiume che scorre oltre l’argine ma, oggi, può confermare anche come la soluzione ad un problema così impegnativo possa rappresentare un’opportunità positiva, con ricadute benefiche per la comunità locale e per il turismo.

La lanca
Perché se Arena Po è ormai considerata un museo a cielo aperto, lo si deve anche ad una serie di interventi di difesa idraulica che hanno indirettamente aperto una proficua stagione di lavori pubblici capaci di cambiare volto al paese, rendendolo un piccolo gioiello: e se nel progetto definitivo, presentato nel 2008 dall’Agenzia Interregionale per il fiume Po, la lanca realizzata di fianco al castello con lo scopo di proteggere dalla piena le altre case già lasciava presagire la creazione di un’area naturalistica, è stata la successiva intuizione del maestro Gaetano Grillo, artista di fama internazionale che da Milano ha deciso di mettere radici in terra oltrepadana, a ricavare qui la sede en plen air del MAAAPO, il Museo Arte Ambiente Arena Po che in un paio d’anni è già diventata una bella attrazione turistica per quanti vogliono esplorare la valle del grande fiume e i territori attigui. Un museo a cielo aperto dove opere di artisti contemporanei si innestano nel paesaggio del basso Pavese, generando connessioni inattese tra natura, memoria e immaginazione
Qui davvero l’arte incontra la natura dando vita ad un percorso sia naturalistico che culturale lungo la passeggiata che affianca il Po, si affacciano numerose opere di artisti conosciuti a livello internazionale, nate proprio per creare un rapporto intenso tra l’opera d’arte e l’ambiente circostante. E la sensazione che si prova è che qui, a poche decine di metri dal letto del Po, abbia ripreso a vivere un’intera comunità e non solo il paesaggio circostante. L’ideatore Gaetano Grillo ha coinvolto oltre venti autori in un progetto che ha il sapore di una rinascita che è tutto fuorché un lifting urbano: qui si è andati davvero in profondità, incidendo con delicatezza nel tessuto del paese per farne emergere emozioni sopite e identità dimenticate.
Il percorso, gratuito e all’aperto, segue il camminamento lungo la lanca, tra salici e pioppi, dove ogni opera è un invito a fermarsi, osservare, interrogarsi. E se si capita da queste parti in una bella giornata di sole, con il cielo azzurro e il paesaggio acceso tutto intorno, il colpo d’occhio è un inno all’armonia e alla serenità.

Poi ci sono le opere che meritano tutto il tempo necessario per ammirarle e leggerle in profondità, alcune sono lì sin dall’inaugurazione mentre altre sono arrivate solo poche settimane fa a conferma di come anche il museo sia in evoluzione. La prima statua a colpire un gruppetto di visitatori milanesi è la Donna con bambino (1949) di Alik Cavaliere, scolpita in pietra di Verona. Imponente e assorta, guarda verso l’argine, come chi sa di appartenere a qualcosa che non si vede più, ma si sente sotto pelle. È la metafora perfetta del legame viscerale tra la gente di fiume e il Po: una presenza che consola e ferisce, che dà e toglie.

Poco più avanti, l’opera A filo di Po (2018) di Nicola Salvatore cattura l’attenzione con la sua potenza simbolica. Un cetaceo in ferro e acciaio, perso nel Grande Fiume, denuncia con poetica ferocia i disastri ambientali e la rottura dell’equilibrio naturale. Ma il suo nuotare a ritroso è anche un atto di resistenza, un ritorno alle origini.

L’opera “A filo di Po”
Al crocevia tra passato e futuro si colloca il murale Contaminazioni di Adele Prosdocimi, presentato a maggio 2025. In un turbinio di blu — dall’Oltremare al Celeste — si mescolano forme, popoli, onde sonore e marine. L’artista gioca con le suggestioni dell’acqua e dei flussi migratori, in un’installazione che è manifesto di civiltà liquida. Il muro, supporto non invasivo, diventa voce per chi non ce l’ha, superficie di una narrazione collettiva.
Pochi passi più in là ed ecco Aquiloni di Luciano Minguzzi che introduce una nota lirica e sospesa. La scultura in bronzo, del 1957, è un omaggio alla leggerezza e alla libertà, ma anche un esempio altissimo della ricerca plastica di uno dei grandi maestri del Novecento. La presenza di Minguzzi – autore della Porta del Bene e del Male per la Basilica di San Pietro – inscrive il MAAAPO in una linea di continuità con la grande scultura italiana del secolo scorso, offrendo una riflessione sul volo come sogno, come tensione poetica, come possibilità.

L’espressione artistica di Minguzzi
E poi accade qualcosa di inaspettato. In fondo alla via che scende al fiume, tra il verde e la nebbia che risale dal Po, appare la prua di una gondola. È Blue Clean Water, installazione di Marco Nereo Rotelli, artista che da anni lavora sulla parola, sulla luce, sulla relazione tra arte e spazio pubblico. La sua gondola – relitto lirico carico di detriti raccolti nella laguna veneziana e dipinti di blu Klein – approda sulle rive del Po come un’arca contemporanea, fragile e potente, che racconta la bellezza ferita dell’acqua, ma anche la possibilità di riscatto attraverso la poesia e l’arte. Un’opera che ha già navigato tra le biennali e i saloni dell’arte, ma che qui acquista un nuovo respiro, carica di senso e silenzio. Come se, dopo tanta esposizione, avesse bisogno di trovare quiete fuori dall’acqua sulle rive del grande fiume.

Il MAAPO non è solo museo: è memoria viva, riflessione sul presente, dialogo tra l’uomo e il paesaggio. Ed è proprio questo il senso più profondo del MAAAPO: non raccogliere opere per fissarle nel tempo, ma lasciarle vibrare nello spazio. È un invito a rallentare, ad ascoltare, a vedere davvero. A mettersi in viaggio dentro se stessi, in un mondo che corre troppo veloce per accorgersi della bellezza.
Per visite guidate si può telefonare allo 0385.270005. Ma anche senza guida, Arena Po sa parlare. Basta avere occhi, cuore e tempo.
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