di Raffaella Costa
Pavia e l’Oltrepò Pavese, terre ricche di storia, cultura e bellezze naturali, hanno un posto speciale nel cuore di Max Pezzali e di sua moglie, Debora Pelamatti. In questa intervista esclusiva, Debora ci guida attraverso i luoghi che lei e Max, per molte ragioni, ritengono come i più significativi in questa affascinante zona della Lombardia.
Max Pezzali, nato e cresciuto a Pavia, ha spesso trovato ispirazione per le sue canzoni in queste strade, piazze e paesaggi. Ora, attraverso gli occhi di Debora, scopriamo gli angoli nascosti, i panorami mozzafiato e i ricordi personali che rendono quest’area così speciale per loro.
L’importanza di Pavia nella vita e nella carriera di Max, tra l’altro, sarà presto sotto i riflettori anche grazie alla serie TV “Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883”, in onda su Sky da ottobre. Una produzione che racconta gli esordi e l’ascesa di Max Pezzali e Mauro Repetto nel mondo del pop italiano, offrendo uno sguardo unico sulla città che ha fatto da sfondo a questa straordinaria storia musicale.
Dalla città universitaria di Pavia, con il suo storico centro e il celebre ponte coperto, alle dolci colline dell’Oltrepò Pavese, famose per i loro vigneti e borghi medievali, è però oggi Debora a svelare i luoghi del cuore che hanno segnato la loro storia d’amore e continuano a essere fonte di ispirazione per entrambi.
Prepariamoci quindi a un viaggio emozionante attraverso una terra che ha plasmato non solo la musica di Max Pezzali, ma anche la vita quotidiana e i momenti più preziosi di questa coppia, e che presto conquisterà il piccolo schermo, raccontando una delle storie più affascinanti della musica italiana.
Debora, cominciamo dal suo arrivo a Pavia, quando ancora non conosceva il suo futuro marito. Quali sono stati i luoghi che più l’hanno colpita della nostra città?
«Sono arrivata a Pavia trent’anni fa per motivi di studio scegliendo questa città perché volevo un luogo in cui ritrovare alcuni aspetti ambientali della mia terra d’origine, la Val Camonica. In particolare, cercavo una città che avesse un fiume. La scelta è così ricaduta su Pavia. Mi sono subito innamorata del Cortile delle Magnolie, all’interno dell’Università, che era diventato per me la sede fissa delle mie giornate di studio. Un posto di una bellezza rara, come lo sono tutti i cortili storici dell’ateneo».
Il suo tempo libero, invece, dove lo trascorreva?
« Avevo due luoghi del cuore immersi nel verde. Il Parco della Vernavola, a nord della città, dove mi ricordo portavo a passeggiare la mia famiglia quando mi veniva a trovare. Un’oasi verde, questa, che poche città possono vantare. Il vero luogo del relax, dove facevo anche pic-nic con i compagni di università. E, poi, l’immancabile Vul a Borgo Ticino. Quale pavese non si è mai seduto lì a prendere il sole guardando il fiume, il Ponte Vecchio e i barcè scorrere? Per staccare la spina è perfetto».
E, poi, è arrivato Max che l’ha fatta innamorare ancor più di Pavia.
«Non avrei potuto non amare Pavia e sposare Max. Lui ha un legame unico con la città, Pavia è sempre stata di ispirazione nelle sue canzoni. E tutta la nostra storia d’amore è legata a Pavia».
Il vostro primo incontro?
«Nel luogo più classico della città, piazza della Vittoria. Il luogo dove ancora oggi tutti i giovani si ritrovano sotto i portici o nei bar. Anche noi non siamo stati esenti da questo rituale. Un aperitivo in piazza è stato l’inizio della nostra storia. Poi abbiamo iniziato a vederci, anche se un po’ di nascosto, meravigliandoci delle volte in cui guardavamo dentro un portone e si apriva un mondo di meraviglie e di giardini storici».
Anche il primo bacio è stato sotto il cielo pavese?
«Il primo bacio, indimenticabile è stato a Torre d’Isola, nella casa in cui ancora oggi abitiamo e che è il nostro rifugio. Alle spalle della nostra abitazione c’è il Parco del Ticino, dove ancora oggi spesso ci rifugiamo per rilassarci nella natura. Camminiamo su sentieri poco conosciuti, spesso ci fermiamo su una spiaggetta in riva al Ticino. Per noi questa è la pace, ma non vi svelo altri dettagli altrimenti ci scoprono in tuta e scarpe da ginnastica durante le nostre lunghe passeggiate! Inutile dire che il Ticino è citato anche nelle canzoni di Max. Ricorda Jolly Blu? È passato tanto tempo però io c’ho tutto dentro. A Ticino a far le foto e le corse con le moto».
A questo punto non posso che immaginare il vostro matrimonio a Pavia.
«La scelta non è stata facile, i miei genitori insistevano che il matrimonio dovesse avvenire nel luogo di origine della sposa, come vuole la tradizione. Per Max, invece, non c’era verso. Voleva legare anche il suo matrimonio a Pavia e a me la cosa non dispiaceva. Avrei desiderato sposarmi nella chiesa di San Francesco, in corso Cairoli, davanti alla quale ho abitato per tanti anni. Max però mi ha fatto capire che era necessario trovare un luogo che ci avrebbe garantito un po’ di riservatezza. La scelta è ricaduta su Villa Necchi, alla Portalupa. Una residenza magnifica, anch’essa nel Parco del Ticino, ma in Lomellina, alla frazione Molino d’Isella di Gambolò».
Il successo di Max Pezzali è un continuo crescendo, i suoi concerti da anni registrano sempre il tutto esaurito. Riuscite ancora a godervi la città senza essere circondati dai fan?
«I pavesi sono molto legati a mio marito, lo amano ma in modo semplice, come semplice è Max. Quindi, le volte in cui ci capita di fare una vasca in corso Cavour, chi lo incontra gli si rivolge sempre in modo sobrio, non invadente. Certo, non è così semplice come poteva essere una volta, ma come rinunciare a una passeggiata in corso Garibaldi o in piazza Petrarca?».
I vostri fine settimana scorrono sempre sulle rive del Ticino?
«Non sempre. Nella bella stagione saliamo in sella alla moto e ci rifugiamo in Oltrepò Pavese. Spesso facciamo giri da soli, ultimamente abbiamo scoperto dei posti splendidi dove ci sono campi di lavanda mozzafiato. A volte capita di rifugiarci dagli amici di Max che hanno casa in Oltrepò. Sono i momenti in cui abbiamo bisogno di semplicità, di non essere riconosciuti e fermati. Ci accontentiamo di guardare le colline dalla finestra, ma è sempre molto bello».