Gli amanti del turismo enogastronomico che regolarmente, con l’arrivo della stagione calda, si riversano al fresco delle colline dell’Oltrepo’, conoscono alla perfezione le caratteristiche di uno dei vini più apprezzati, il Buttafuoco storico, nelle sue versioni frizzante o fermo, con la sua accattivante colorazione rubina e il suo profumo intenso. Non tutti invece hanno avuto la fortuna di sentirsi raccontare anche la sua affascinante storia, collocata al confine tra storia e leggenda.
Le origini di questo curioso nome affondano radici addirittura a metà dell’800, durante la seconda Guerra d’Indipendenza. Fu in quell’occasione che gruppo di marinai austriaci fu inviato presso il comune di Arena Po, con una specifica missione, quella di aiutare un battaglione di soldati ad attraversare il fiume. Quello che i marinai sembrarono non gradire fu l’ordine di passare momentaneamente sotto il comando delle truppe di terra e, per sfuggire a quella che giudicarono un’ingiustizia, decisero i non farsi più trovare e si nascosero in una cantina tra i colli stradellini, e mentre i vertici dell’esercito erano affannati nelle ricerche, i marinai si ubriacarono di quel delizioso vino rosso disponibile in grande quantità.
Pochi mesi dopo, si narra che la marina austro-ungarica con gli stessi uomini tornati a bordo, varò una nave chiamata Buttafuoco. Nel ricordo di quella insolita e avventurosa amicizia, i produttori di quel vino decisero di chiamare il loro nettare Buttafuoco. Altri, un po’ meno romantici, sostengono che sia accaduto l’esatto contrario. Che il ricordo di quelle notti di fuga inebriante finirono col dare il nome alla nave. In ogni caso due destini legati a doppio filo.
(Lara Vecchio)