Immaginate un demone, immaginatelo con tratti mostruosi e apocalittici, cupo, gigantesco e arrabbiato. Intento, con tutta la sua forza distruttiva, a scagliare a mani nude degli enormi macigni che una volta lanciati si conficcano nel terreno sottostante.
Una popolare leggenda ci racconta così l’origine dei Sassi neri di Romagnese. Una suggestione che affonda le sue radici in epoca longobarda. Si narra che fosse in arrivo un monaco irlandese, San Colombano, inviato dal re per costruire un nuovo monastero a Bobbio, e che il demone intendesse punirlo per quell’invasione. Per la cronaca le rocce sono ancora lì, ‘conficcate nel terreno’ ma il monaco non si fece scoraggiare e il monastero fu costruito nel pieno rispetto della missione.
I Sassi Neri, affioramenti di roccia ofiolitica, sono in effetti rocce aspre e scure, che per caratteristiche spiccano rispetto al paesaggio circostante, più dolce e riposante. L’aspetto dei grandi sassi è quanto meno curioso, molto più simile a una prima occhiata, a materiale vulcanico che alla classica terra argillosa dell’appennino.
La visita è alla portata anche degli escursionisti meno esperti. La passeggiata è gradevole: si attraversano prati con mucche al pascolo alternati a sentieri nei boschi che si affacciano su scorci panoramici apprezzabili dalle cime del Monte Groppo e del Pan Perduto. Alture occupate un tempo da antiche popolazioni liguri che prima della colonizzazione romana, proprio come il demone scatenato, approfittavano della posizione strategica dominante per anticipare le mosse di eventuali invasori, intercettati alla loro comparsa. Potrebbe essere proprio questa l’origine della leggenda.
(Lara Vecchio)