Testimone fragile della storia di Pavia, la Basilica di San Michele, nell’odierna piazzetta Azzani, rappresenta l’esempio migliore di architettura romanica in Lombardia, tra le chiese medievali che vanta Pavia, quali San Pietro in Ciel d’Oro e San Teodoro.
La data di edificazione è incerta ma generalmente la si riconduce al 661 circa; divenne Cappella Palatina del Regno dei Longobardi che proprio a Pavia aveva la propria capitale (a Pavia venne coniata la prima moneta longobarda recante proprio in altorilievo la figura della basilica) e, quindi, fu sede di importanti incoronazioni, fra le quali degna di nota è sicuramente quella di Federico I Barbarossa.
Nei secoli la struttura ha subito gravi danni a causa di incendi, per essere ricostruita in stile romanico dopo il terremoto del 1117; della chiesa precedente unico superstite è il campanile risalente al X secolo. A pianta latina con tre navate e un transetto molto sviluppato, ciò che colpisce maggiormente è la facciata, ricchissima di figure man mano sbiadite perché incise nella fragile arenaria, alla quale si deve, tuttavia, il caratteristico color ocra. Il tempo ha corroso e smussato le figure rappresentate, lasciando testimonianza delle credenze arcane dei Longobardi: aquile, grifi, sirene. Da segnalare l’ingresso della porta meridionale, la Porta Speciosa attraverso la quale passava il corteo nelle celebrazioni per le incoronazioni e, infine, i matronei destinati alle donne, i quali corrono lungo le navate centrali. Alle pareti, dipinti del XII.
Fondamentale per comprendere la Pavia, Capitale di Regno.
(Giuseppe Chiavaroli)