Tra le colline dell’alto Oltrepò Pavese, nel borgo di Zavattarello, esiste una varietà di pomodoro che porta con sé un racconto di famiglia, di cura e di territorio: è il Pomodoro della Farmacista, così chiamato in omaggio alla dott.ssa Cesira Suffritti in Mai, farmacista del paese e custode inconsapevole di una tradizione oggi viva più che mai.
La storia di questo pomodoro ha inizio attorno agli anni ’60, quando la Dott.ssa Suffritti, originaria di Finale Emilia (MO), portò con sé nella nuova casa di Zavattarello alcune piantine provenienti dalla sua terra natale. Il frutto, compatto e dalla polpa densa, si adattò perfettamente al clima collinare pavese e fu affidato alle cure di un abitante del paese, che lo coltivò e lo tramandò alla propria famiglia.
Da oltre 50 anni, questa varietà viene autoriprodotta e condivisa tra abitanti di Zavattarello e dei comuni vicini. Alcuni continuano a coltivarla per passione, altri la vendono ancora oggi fresca nei negozi locali, mantenendo così viva una tradizione contadina che si trasmette di generazione in generazione.
Il Pomodoro della Farmacista si raccoglie principalmente tra luglio e settembre, con possibili raccolte anche ad agosto e ottobre. Si distingue per la struttura compatta e la densità della polpa, caratteristiche che lo rendono adatto sia al consumo fresco — per esempio in insalata — sia alla preparazione della salsa o “passata” di pomodoro, molto apprezzata nelle cucine di casa.
Il vero valore di questo pomodoro non è solo nella sua qualità organolettica o nella breve durata del ciclo colturale (circa 50 giorni), ma nel legame umano che rappresenta: quello tra chi coltiva per sé e chi condivide, tra chi tramanda e chi custodisce. Un piccolo grande esempio di biodiversità locale e di comunità rurale, dove i semi diventano memoria e futuro allo stesso tempo.
Una storia semplice, nata dal gesto affettuoso di una farmacista, che continua a vivere nei gesti quotidiani di chi lavora la terra con rispetto e passione.