Nascosta negli orti del vogherese, tramandata di generazione in generazione come un prezioso segreto di famiglia, fiorisce una cipolla dalle caratteristiche uniche: la Cipolla Bianca precoce di Voghera, affettuosamente chiamata dai locali “sigula ad i’urtlan”, ovvero la “cipolla degli ortolani”. Un nome che evoca la sua stretta connessione con la terra e con il sapere contadino di questa fertile zona della Lombardia.
La sua storia affonda le radici nel lontano Ottocento, quando il trisavolo dell’attuale custode, il signor Andrea Olezza, la coltivava con passione a Ghiaie di Corana. Un filo diretto lega Andrea ai suoi antenati: dal bisnonno Antonio al nonno Gianfranco, fino alla madre Rita, ognuno ha contribuito a preservare questa varietà, autoproducendo i semi e perpetuandone la coltivazione. La tradizione orale narra che le prime piantine giunsero nel vogherese da Novi Ligure, in Piemonte, a fine Ottocento, aprendo la strada a una storia di sapore e di legami familiari. Già all’inizio del Novecento, la famiglia Inglese portava con orgoglio questa cipolla al mercato di Voghera.
Ma cosa rende così speciale questa “sigula ad i’urtlan”? Chi la coltiva oggi parla di caratteristiche “straordinarie”. La sua dolcezza, pur variabile a seconda dell’annata, si manifesta già nel cipollotto raccolto in aprile, raggiungendo l’apice nel bulbo maturo di giugno/luglio, un vero piacere gustato sia crudo che cotto. Per conservarne la freschezza durante l’estate, i bulbi vengono riposti in luoghi freschi e asciutti, e un passaggio in cella frigorifera ne prolunga ulteriormente la durata.
La sua forma è inconfondibile: un bulbo di dimensioni medio-grandi, tendenzialmente appiattito, con un diametro che può variare dai 7 ai 13 centimetri nei bulbi maturi, riducendosi a circa 3 centimetri nei cipollotti. Gli strati interni sono di un bianco candido, a volte con delicate sfumature rosate, mentre le tuniche esterne si presentano color avorio con leggeri riflessi rosati.
La Bianca precoce di Voghera condivide alcune somiglianze con la più nota Cipolla Rossa di Breme, anch’essa coltivata in provincia di Pavia, per forma, dimensioni e ciclo produttivo. Tuttavia, si distingue nettamente per il suo colore bianco, a volte appena rosato all’interno.
La sua coltivazione segue un ritmo preciso: la semina avviene tra luglio e agosto, e le giovani piantine vengono trapiantate in novembre, adagiate delicatamente in un solco precedentemente tracciato. La terra, prelevata per creare il solco successivo, ricopre le radici, velocizzando il lavoro.
La produzione di semente è un atto di cura e selezione: l’orticoltore sceglie i bulbi più grossi e omogenei per forma e colore, che verranno interrati in autunno per fiorire all’inizio di giugno. I semi, raccolti a metà luglio, vengono poi conservati in sacchetti di tela, al riparo dall’umidità e in un ambiente fresco e ventilato.
Secondo gli studi, la Bianca precoce di Voghera è probabilmente riconducibile al gruppo denominato “Grossa piatta d’Italia”, descritto da A. Calzecchi-Onesti nel 1946. Questo gruppo comprende cipolle primaverili-estive dal bulbo piatto, grosso e bianco, tra cui alcune varietà che ebbero successo commerciale tra Ottocento e Novecento, come la Bianca di Tripoli, forse oggi scomparse. La varietà più simile e ancora oggi diffusa è la Cipolla di Giarratana, coltivata in Sicilia.
La “sigula ad i’urtlan” di Voghera non è solo un ortaggio dal sapore dolce e delicato, ma un vero e proprio pezzo di storia agricola locale. Un tesoro bianco che racchiude in sé la passione di intere generazioni di agricoltori, un legame indissolubile con la terra e un sapore autentico che continua a deliziare i palati di chi ha la fortuna di incontrarla. Un piccolo bulbo che racconta una grande storia di dedizione e di amore per la propria terra.