Alla vigilia della seconda Crociata, San Bernardo di Chiaravalle era in arrivo a Vigevano per sollecitare la popolazione ad andare in battaglia contro i conquistatori della Terra Santa. La leggenda narra che all’improvviso, sulla sua strada, si parò il Diavolo in persona, per provare ad impedirgli di giungere a destinazione sabotando una ruota del suo carro.
Si narra però che il Santo riuscì a combattere il demone e persino a catturarlo. La fama della sua impresa lo precedette in città e tutti i vigevanesi si radunarono ad attenderlo trionfalmente. Per il diavolo, invece, avevano preparato un grande rogo e appena San Bernardo consegnò al popolo il demone catturato, la folla lo gettò immediatamente in mezzo alle fiamme.
La leggenda non finisce qui. Secondo la narrazione popolare, con le ceneri del diavolo mischiate a cemento, fu forgiato un mattone che venne piazzato tra le mura del Duomo di Vigevano. Una sorta di amuleto, mai più spostato da quella sede, per scongiurare il ritorno della creatura del male che i vigevanesi hanno soprannominato Barlic.
Più tardi, San Bernardo decise di costruire una chiesa per ricordare quella vittoria del bene sul male, che oggi sorge in Corso Garibaldi nel centro della città ducale.
Ogni anno, nel primo fine settimana di settembre, Vigevano perpetua la leggenda con un falò sul sagrato della chiesa di san Bernardo. Se il fantoccio dato alle fiamme brucia in un tempo ragionevolmente breve è buon segno. Viceversa, è il caso di fare gli scongiuri.