Piazza Ducale è l’orgoglio di Vigevano e di un’intera provincia. Senza timore di smentita una delle piazze più belle ed eleganti d’Italia. E non potrebbe essere altrimenti visto che negli anni della sua costruzione, nelle botteghe degli artisti sono transitati anche Leonardo Da Vinci e il Bramante. Il salotto buono della lomellina, il luogo della convivialità e, un tempo, dei grandi commerci. Una piazza che toglie il fiato non solo a chi la visita per la prima volta. Facciamo un gioco e fingiamo di osservarla, in movimento, dall’alto. Noterete due particolarità, due rituali imprescindibili per i frequentatori abituali della piazza. Cominciamo dallo struscio. Lo vedrete insolitamente ordinato.
Perché i portici di piazza Ducale, che la incorniciano su tre lati, vanno percorsi dall’inizio alla fine. E nessuno si azzardi a ‘tagliare’ un angolo per correre a prendere posto a un tavolino che si sta liberando o per salutare un amico intravisto tra la folla.
La leggenda sarebbe riconducibile alla voragine che nel 1500 inghiottì nel nulla lo splendido cavallo bianco di Ludovico il Moro mentre disperatamente cercava il suo padrone dopo la sconfitta del 10 aprile. Cavallo che entrò correndo da un accesso laterale della piazza e non fu mai più ritrovato.
Insomma, se infrangete la regola lo fate a vostro rischio e sarete guardati con biasimo dai padroni di casa che tendono a considerarlo, oltre che di malaugurio, quasi un oltraggio personale.
Il secondo colpo d’occhio vi rivelerà come, con altrettanta attenzione, i vigevanesi si muovano circospetti sul sagrato della cattedrale di Sant’Ambrogio che domina il quarto lato della piazza. Allungando il passo per non calpestare, sul pavimento, la grande croce in granito. Pena, disgrazie e sventure per tutta la famiglia. Regole ferree che i genitori, vigevanesi doc, non dimenticano mai di tramandare alle nuove generazioni.
(Lara Vecchio)