Quando pensiamo al tè, la nostra mente corre immediatamente verso l’Oriente, verso distese verdi e rituali millenari. Eppure, anche nel cuore della Pianura Padana, più precisamente nell’Orto Botanico di Pavia, cresce una varietà di tè tutta italiana: il tè ticinensis. La pianta fiorisce generalmente due volte all’anno in maggio e in ottobre producendo piccole camelie bianche.
Una storia di passione e determinazione
La storia di questo tè inizia alla fine del XIX secolo, quando il professor Giovanni Briosi, docente di botanica all’Università di Pavia, tentò per primo di coltivare la Camellia sinensis, la pianta da cui si ricava il tè, nel nostro Paese. Successivamente, fu il professor Gino Pollacci a portare avanti questa sfida, riuscendo a creare una varietà resistente al freddo, in grado di adattarsi al clima padano: la Camellia sinensis forma ‘ticinensis’. Per questo contributo ricevette nel 1939, con il chimico Mario Gallotti, il primo premio del Ministero dell’Interno per il miglior contributo agli studi sui surrogati del tè asiatico; un assaggio di questo tè fu anche trasmesso a Mussolini, che espresse il suo gradimento.
Un tè unico, frutto di un clima particolare
Coltivato all’aperto, senza l’ausilio di serre, questo tè ha sviluppato un sapore particolare, influenzato dal clima e dal terreno dell’area pavese. Le analisi chimiche rivelarono un dato sorprendente: il tè ticinensis, per quanto riguarda il contenuto di teina, non aveva nulla da invidiare alle pregiate varietà asiatiche. Tuttavia, le qualità organolettiche della bevanda non riuscirono a conquistare i palati dell’epoca, frenando così i progetti di coltivazione su larga scala. Nonostante ciò, il tentativo di creare un’industria del tè italiana rappresenta un capitolo affascinante della storia agricola del nostro Paese.
Un patrimonio da tutelare e valorizzare
Oggi, all’Orto Botanico di Pavia, sopravvivono alcune piante di tè ticinensis, un vero e proprio patrimonio botanico. Queste piante, con i loro candidi fiori che sbocciano verso la fine dell’estate, raggiungono un’altezza massima di tre metri e rappresentano un vero e proprio patrimonio botanico. L’Orto Botanico ne cura gelosamente la sopravvivenza, mantenendo viva la memoria di un esperimento che, sebbene non abbia avuto il successo sperato, ha lasciato un segno indelebile nella storia della botanica italiana.
Il tè ticinensis, insomma, è una storia affascinante, che ci ricorda come la natura, se osservata e rispettata, possa riservare sorprese inaspettate.