Ci sono città che urlano la propria bellezza, che la ostentano perfino. Vigevano invece, a parte la straordinaria suggestione di Piazza Ducale, del Castello Sforzesco e delle Scuderie di Ludovico il Moro, va scoperta a poco a poco. Con calma, aggirandosi per le stradine ordinate e comprendendo che dietro a ogni testimonianza del passato, corrisponde una traccia di memoria collettiva.
Come accade con il Monumento al calzolaio, opera in bronzo di Giovanni Battista Ricci, che si trova in Piazza Volta. L’opera rappresenta un calzolaio con il tipico grembiule, mentre mostra una scarpa a un giovane apprendista. E’ il segno della genialità calzaturiera di Vigevano, che si tramanda di generazione in generazione.
D’altronde, al Museo della Calzatura si conserva ancora la pianella di Beatrice d’Este, pezzo rarissimo di un artigiano calzaturiero del Rinascimento.
Palazzo Merula, sempre in tema di salvaguardia dell’identità produttiva di Vigevano, ospita dal 2005 il Museo dell’imprenditoria, istituito dal Comune, con la partecipazione del Rotary Club Vigevano Mortara.
Vigevano sa conservare le proprie memorie. Non dimentica la propria storia e tantomeno i personaggi che un segno l’hanno lasciato. Indelebile quello del Beato Matteo Carreri, le cui spoglie, racchiuse in un’urna di cristallo, sono conservate in una cripta sotto l’altare maggiore della chiesa di San Pietro Martire.
Altra traccia di memoria importante, è quella che a Vigevano ha lasciato nei secoli l’acqua. Come accade con la Roggia Vecchia, che è stata oggetto di studi di Leonardo Da Vinci per creare una Cascina ideale con l’ottimizzazione delle possibilità di irrigazione.
E poi c’è il Naviglio Sforzesco, che nasce da un ramo del Ticino a Trecate, entra in Lomellina a Cassolnovo, per poi dividersi in due rami poco sopra Vigevano alla frazione Buccella: uno raggiunge la centrale idroelettrica Ludovico Il Moro, l’altro entra in città per dirigersi fino alla frazione Sforzesca.