La basilica di San Pietro in Ciel d’Oro è una delle chiese più importanti e suggestive di Pavia. Non si conosce la data esatta di costruzione ma, grazie a recenti studi, si è scoperto essere sorta sulla struttura di una chiesa precedente, risalente al VI secolo.
La chiesa nasce per volere del re longobardo Liutprando, che voleva costruire un sepolcro atto a ospitare le reliquie di Sant’Agostino precedentemente situate a Cagliari. Liutprando temeva infatti che potessero essere trafugate dai Saraceni, che da tempo compivano scorribande e saccheggi sull’isola sarda. Il sito su cui fu fatta edificare la prima chiesa coincide con il luogo di sepoltura di Severino Boezio, studioso e burocrate al servizio della corte longobarda, assassinato per volere di Re Teodorico nel 525. La sua figura era tanto importante per la filosofia antica che venne addirittura citato, insieme alla basilica pavese, nel X canto del Paradiso della Divina Commedia. Petrarca parla poi di San Pietro in Ciel d’Oro in una famosa lettera a Boccaccio, che utilizzò poi la chiesa come ambientazione per una delle novelle del Decameron. La Basilica perse splendore con il saccheggio ordinato da Napoleone, che ne trafugò il caratteristico “cielo d’oro”, che dà il nome alla chiesa e oggi solo in parte conservato. A fine ‘800 venne profondamente restaurata, tornando agli antichi splendori.
San Pietro in Ciel d’Oro si interseca poi con la secolare tradizione universitaria pavese, dal momento che l’altare di Santa Rita, patrona degli studenti, che non mancano di visitarne le reliquie o di custodirne un santino in vista di esami o avvenimenti importanti. Un racconto dettagliato di questo luogo, e altri cento, è presente nel volume “Pavia. Le 100 meraviglie (+1)”, a cura di Raffaella Costa, edito da Typimedia editore, 2019.
(Filippo Gatti)