C’era una volta una destinazione romantica, benefica e magica, dove ospiti illustri si ritiravano in cerca di benessere e relax. Tra la fine dell’Ottocento e gli anni Venti e Trenta del Novecento, Salice Terme era considerata la “Rimini dell’Oltrepò”.
Una vera destinazione alla moda, desiderata da tutti, di cui Ada Negri, tormentata poetessa e scrittrice, scriveva: “A Salice si sogna e si guarisce”. Il merito dell’atmosfera speciale della frazione principale del comune di Godiasco Salice Terme era tutto per la sua importante stazione termale per l’eccellente Grand Hôtel delle Terme, un vero e proprio gioiello che ha visto passare, nelle sue sale, nobili, ministri e personalità autorevoli. Oggi il complesso termale appare abbandonato e ferito dall’inevitabile scorrere del tempo, ma se si chiudono appena gli occhi sembra quasi di sentire le risate, i passi e le chiacchiere di tutte le persone che lo hanno popolato nel corso degli anni. Il potere delle acque termali di Salice Terme era conosciuto già in epoca preromana, che ne apprezzavano le acque salmastre e solforose i cui benefici erano attribuiti alle forze della natura, a cui il luogo veniva consacrato. Merito di quella che poi sarà identificata molto più avanti nel tempo come l’antichissima Fonte Sales, tuttora attiva e ufficialmente riconosciuta scientificamente come terapeutica nel 1849.
Fu in epoca medievale, quando l’Oltrepò Pavese divenne terra di passaggio per commercianti e viaggiatori, che Salice Terme divenne un centro frequentato da reali e nobili, che nel complesso termale si fermavano ricaricare le forze e fare affari. Dopo un periodo in cui il complesso termale perse parte del suo fascino, la sua fama esplose di nuovo nel XIX secolo grazie a tre figure fondamentali nella costruzione del mito di Salice Terme. Lorenzo Angelini, nel suo piccolo laboratorio casalingo, riuscì a isolare lo iodio contenuto nelle acque della fonte termale, dimostrando la loro validità scientificamente. Ernesto Brugnatelli, imprenditore e uomo di scienza, fu capace di far conoscere le terme di Salice e farle crescere in popolarità. Ernesto Stoppani, che arricchì la struttura del Caffè Bagni, di un Salone Teatro e, soprattutto, del Grand Hôtel delle Terme, presto diventato simbolo d’eccellenza del complesso.
Grazie alla potenza delle acque e alla classe dell’ospitalità del Grand Hôtel, le Terme divennero meta prediletta di nobili, ministri e persone autorevoli, tra cui i Conti Litta e Borromeo, Il ministro Prinetti, Ada Negri e Filippo Tommaso Marinetti, padre del futurismo. Tutti rimasero affascinati dalle Terme, così tanto che Eugenio Diviani decise di renderle un luogo apprezzabile da tutti, anche oltre i confini italiani: fu lui a vedere, per primo, la poetica del posto, a intuire la stretta connessione tra natura e guarigione, e proprio in questa ottica fu sempre lui a volere il Parco delle Terme con le sue ventimila piante, i sentieri, le sedute in pietra e le panchine.
Quel meraviglioso parco ancora oggi esiste, mentre non si può dire lo stesso del Grand Hôtel e del complesso termale, caduto in disuso dopo una serie di fallimenti economici. Ma come tutte le favole, speriamo che un giorno il Grand Hôtel delle Terme possa avere il suo lieto fine, e tornare ai suoi antichi fasti.