Teresio Olivelli, intellettuale cattolico e partigiano, viene arrestato il 27 Aprile 1944 dalla polizia fascista, per poi essere rinchiuso e torturato nel carcere di San Vittore a Milano. La sua “colpa” è di essere un esponente di spicco delle associazioni cattoliche milanesi, ritenute ostili ai nazifascisti e collaboratrici dei partigiani. Viene poi trasferito al campo di concentramento di Fossoli, quindi a Flossenburg, in Baviera e infine a Hersbruck, dove si prende cura dei compagni, spiritualmente e materialmente, arrivando anche a privarsi dello scarso cibo a sua disposizione. Muore il 17 gennaio 1945, in seguito alle percosse ricevute da un kapò, mentre cerca di fare scudo con il proprio corpo ad un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato. Olivelli dopo aver frequentato il ginnasio a Mortara e il liceo a Vigevano, si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del collegio Ghislieri. Nel 2018 è stato proclamato beato durante una cerimonia solenne che si è svolta al Palasport di Vigevano.
(Raffaella Costa)