Opicino de Canistris, figura eclettica e poliedrica del XIV secolo, incarna in sé le contraddizioni e le complessità di un’epoca di grandi trasformazioni. Scrittore, miniatore e calligrafo, la sua vita, come quella di molti suoi contemporanei, fu segnata da eventi tumultuosi che lo portarono a vagabondare tra diverse città italiane e a trovare rifugio alla corte papale di Avignone. La sua autobiografia, un documento unico nel suo genere, ci offre uno spaccato intimo e sincero della sua esistenza, rivelando un uomo tormentato dai dubbi religiosi, affascinato dalla bellezza dell’arte e dalla complessità del mondo naturale.
Nato a Lomello il 24 dicembre 1296, Opicino trascorse la sua gioventù a Pavia, una città allora contesa tra fazioni politiche rivali. Questa instabilità segnò profondamente la sua vita, costringendolo a frequenti spostamenti e a vivere un’esistenza precaria. Le lotte tra guelfi e ghibellini, che laceravano la società pavese, lo costrinsero a lasciare più volte la città, portandolo a vagabondare tra Pavia, Biella, Bassignana e Lomello. Queste esperienze lo segnarono profondamente, instillando in lui un senso di precarietà e di insicurezza che si rifletterà in tutta la sua opera.
Nonostante le difficoltà, Opicino coltivò fin da giovane una profonda passione per l’arte e per la conoscenza. La sua abilità nel disegno e nella calligrafia lo portò a lavorare come copista e miniatore, attività che gli permisero di entrare in contatto con un mondo culturale più ampio e di approfondire i suoi studi teologici. La sua gioventù, segnata da turbolenze e incertezze, lo preparò a diventare l’uomo complesso e multiforme che conosciamo. Autore di alcune opere letterarie di carattere religioso, tra cui una famosa descrizione di Pavia, è ricordato soprattutto per due manoscritti autografi, entrambi iniziati dopo la gravissima malattia che lo colpì il 31 marzo 1334 e che lo lasciò parzialmente paralizzato alla mano destra, conferendogli però una sorta di illuminazione mistica. Entrambi i manoscritti, conservati a Roma, contengono disegni diagrammatici che Opicino riteneva di aver eseguito con l’aiuto della sua nuova spiritualità.