Giuseppe Robolini, nato a Pavia il 4 febbraio 1768 e appartenente a una nobile famiglia, fu una figura di spicco nel panorama culturale e civile pavese del suo tempo. La sua vita fu caratterizzata da un equilibrio tra l’impegno nelle istituzioni cittadine e la passione per la storia locale, che lo portò a realizzare un’opera fondamentale per la conoscenza del passato di Pavia.
Laureatosi in giurisprudenza a soli vent’anni, Robolini ricoprì numerose cariche pubbliche a Pavia, testimoniando il suo impegno per la comunità locale. Fu amministratore del patrimonio del Collegio Ghislieri, membro della Congregazione di carità e della fabbriceria di San Primo, Podestà del Comune, Deputato della Provincia e Consigliere comunale. La sua vera passione, tuttavia, fu la storia. Tra il 1823 e il 1838, Robolini pubblicò a Pavia, in sei volumi, l’opera “Notizie appartenenti alla storia della sua patria”. Si tratta di un’opera monumentale, frutto di accurate ricerche storiche, testimoniate dai manoscritti della prima edizione e dalla sua ricca biblioteca, che raccoglieva numerose testimonianze di due secoli di erudizione e storia pavese.
Il manoscritto della sua opera, approntato da un copista per la tipografia, rivela la precisione del suo metodo di lavoro: testo e note erano già strutturati nella pagina in modo definitivo. Robolini può essere considerato un punto di convergenza di due secoli di erudizione, sia in senso culturale che materiale. Attraverso acquisti, eredità e conoscenze, egli riunì nella sua casa una vasta collezione di manoscritti, che oggi costituiscono il nucleo più importante del fondo Ticinesi, conservato nella Biblioteca Universitaria di Pavia. La famiglia Robolini ereditò dalla famiglia pavese dei Del Maino il palazzo costruito alla metà del XVIII secolo, di fronte al Castello di Bereguardo, da Lorenzo Scagliosi Panizzari, rettore dell’Università di Pavia. Nel 2005, il complesso architettonico è stato acquistato da privati che hanno avviato i lavori di restauro.