Nei primi decenni del Novecento, l’Italia fu attraversata da profondi cambiamenti politici e sociali. Durante il governo di Giovanni Giolitti, si assistette a una svolta significativa nei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro. Lo Stato adottò una posizione di imparzialità nei conflitti di classe, favorendo il pieno esercizio dei diritti sindacali. Questo approccio portò a una fase di crescita economica che culminò nel 1912 con l’introduzione del suffragio universale maschile, portando il numero degli elettori a 9 milioni.
Tuttavia, l’equilibrio raggiunto fu presto sconvolto. Prima la guerra di Libia, poi la Prima Guerra Mondiale costrinsero centinaia di giovani a lasciare le loro famiglie e il lavoro per combattere al fronte. Il sacrificio fu enorme anche per Olevano Lomellina, che pagò un duro prezzo con la perdita di 47 concittadini. L’armistizio del 4 novembre 1918 fu accolto con grande entusiasmo: le campane suonarono a festa e la popolazione si riversò nelle strade per celebrare la fine del conflitto.
Nel dopoguerra, il panorama politico italiano apparve profondamente mutato. Il Partito Socialista ottenne larghissimi consensi, mentre i cattolici si organizzarono nel Partito Popolare. Al contempo, tra gli ex combattenti di estrazione piccolo borghese si diffuse l’adesione al nascente movimento fascista.
Il 5 marzo 1920, la Lomellina fu teatro di un grande sciopero generale, espressione delle tensioni sociali che attraversavano il paese. Tuttavia, le lotte sindacali incontrarono una crescente opposizione da parte della borghesia e degli ambienti agrari, che trovarono nei Fasci di Combattimento il proprio braccio armato. Le Squadre d’Azione Fascista, nate a Mortara nel febbraio del 1921 con il sostegno dell’associazione agraria locale, iniziarono un’ondata di violenze contro le leghe socialiste della regione. A Ceretto, Lomello e Cergnago si registrarono le prime vittime, mentre in numerosi centri i rappresentanti sindacali furono arrestati e condannati.
L’8 maggio dello stesso anno, i fascisti celebrarono il loro crescente potere con una grande manifestazione a Mortara, a cui partecipò anche Benito Mussolini. Questo evento anticipò di poco la marcia su Roma, che il 31 ottobre 1922 lo avrebbe portato a diventare Capo del Governo, segnando l’inizio del ventennio fascista in Italia.