Intellettuale, partigiana e studiosa, Bianca Ceva ha incarnato l’impegno civile e la resistenza al fascismo nella storia del Novecento italiano. Nata a Pavia nel 1897 e laureata in lettere e filosofia, iniziò la sua carriera come insegnante nei ginnasi e licei statali, distinguendosi per il suo rigore intellettuale e la sua integrità morale.
Il suo antifascismo si radicò profondamente nell’esperienza familiare: era sorella di Umberto Ceva, militante del Partito d’Azione, che si tolse la vita in carcere nel 1930. I suoi legami con il movimento “Giustizia e Libertà” e con l’opposizione politica e intellettuale le costarono nel 1931 l’allontanamento dall’insegnamento per le sue idee antifasciste.
Richiamata all’insegnamento nell’agosto 1943 presso il liceo Beccaria di Milano, dopo l’8 settembre scelse la via della Resistenza, militando nel Partito d’Azione. Proprio il 30 dicembre 1943 venne arrestata e successivamente processata dal Tribunale militare di Milano nell’agosto 1944. Rinviata al Tribunale speciale per un nuovo provvedimento penale, riuscì a evadere dal carcere nell’ottobre dello stesso anno, unendosi al movimento partigiano dell’Oltrepò pavese fino alla Liberazione.
Nel dopoguerra, dopo aver ricoperto per due anni la presidenza del liceo Beccaria, Ceva dedicò le sue energie alla conservazione della memoria storica della Resistenza. Fu tra i fondatori dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, dove ricoprì il ruolo di segretaria generale dal 1955 al 1971, contribuendo anche al comitato direttivo della rassegna “Il movimento di liberazione in Italia” dal 1956 al 1971.
Figura poliedrica, unì l’impegno civile all’attività intellettuale: traduttrice di Tacito e studiosa di problemi filosofici e letterari, ha lasciato numerose pubblicazioni sulla lotta antifascista. Tra le sue opere più significative ricordiamo “Storia di una passione” (1948), “Tempo dei vivi. 1943-1945” (1954), “Cinque anni di storia italiana” (1964) e “La storia che ritorna. La Terza Deca di Tito Livio e l’ultimo conflitto mondiale” (1979).
Si spense a Milano nel 1982, lasciando una preziosa eredità di pensiero e di azione nella storia dell’antifascismo e della cultura italiana del Novecento.