Roberto Rampoldi è stato una figura di spicco nella storia medica, accademica e politica dell’Italia post-unitaria. Laureatosi con il massimo dei voti in medicina e chirurgia presso l’Università di Pavia nel 1876, fu alunno del prestigioso Collegio Ghislieri. La sua passione per l’oftalmologia lo portò a specializzarsi in questa disciplina, divenendo un punto di riferimento per la medicina pavese e nazionale.
Per oltre quarant’anni, Rampoldi ricoprì il ruolo di primario oculista all’Ospedale di Pavia, mentre all’Università fu libero docente e professore incaricato presso la clinica oculistica. Parallelamente alla sua carriera medica, si distinse anche per un forte impegno civico e politico: consigliere comunale e assessore a Pavia, rappresentò il suo collegio alla Camera dei Deputati per ben otto legislature, dal 1891 al 1919, prima di essere nominato senatore del Regno d’Italia.
La sua attività culturale e scientifica fu altrettanto intensa. Rampoldi presiedette la Società Pavese di Storia Patria dal 1920 al 1925 e l’Associazione dei medici della provincia di Pavia. Fu membro dell’Istituto sieroterapico provinciale e fondatore del Museo civico del Patrio Risorgimento di Pavia, dando un contributo essenziale alla conservazione della memoria storica. Partecipò attivamente anche alla Società archeologica comense e presiedette il Congresso nazionale dei medici professionisti.
Le sue carte, conservate nell’Archivio Storico Civico di Pavia, costituiscono una preziosa testimonianza della sua attività. Tra questi documenti si trovano scritti sul Risorgimento, sulla guerra di Libia e sulla Prima Guerra Mondiale, oltre a minute di articoli, casi clinici e lettere ai colleghi riguardanti l’oftalmologia e l’oncologia.
Rampoldi fu una figura poliedrica, capace di eccellere nella medicina, nella politica e nella promozione della cultura, lasciando un’eredità che ancora oggi arricchisce la storia pavese.
Morì a Pavia il 24 novembre 1926, pochi giorni prima di compiere 76 anni.