Il 14 marzo 1827 si spegneva a Pavia, all’età di 90 anni, Pietro Tamburini, figura di spicco del panorama culturale e accademico pavese. Abate, teologo e patriota, Tamburini lasciò un’impronta indelebile nella storia della città e dell’Università.
Nato a Brescia nel 1737, Tamburini intraprese la carriera ecclesiastica, distinguendosi per il suo acume intellettuale e la sua apertura mentale. Dopo un periodo a Roma, dove lavorò presso il Collegio Irlandese, nel 1776 giunse a Pavia, chiamato a ricoprire la cattedra di teologia presso l’Università.
Il nome di Tamburini è indissolubilmente legato al movimento dottrinario del giansenismo, che trovò a Pavia un terreno fertile grazie anche alla presenza del professor Giuseppe Zola. Intorno ai due docenti si formò un vero e proprio partito, il “tamburinismo”, che animò il dibattito culturale e religioso della città.
La fama di Tamburini non si limitò alla teologia. Egli insegnò anche discipline giuridiche, filosofia morale e diritto naturale, dimostrando una straordinaria versatilità e una profonda conoscenza dei diversi ambiti del sapere.