Il 24 aprile 1963 la Rai manda in onda durante la trasmissione televisiva «Almanacco di scienza, storia e varia umanità» una ballata sulla Resistenza di Alfonso Gatto, poeta, pittore, docente, critico d’arte e letterario. Il dattiloscritto è conservato al Centro Manoscritti di Pavia, ma la sua presenza è emersa di recente grazie alle ricerche di un docente dell’Università di Pavia. La ballata diventò famosa per la commozione e al tempo stesso l’entusiasmo che suscitò negli ascoltatori, come confermano due lettere scritte a Gatto dal partigiano bolognese Paolo Betti e dallo scrittore e giornalista Guido Lopez. Il testo in endecasillabi esprime i sentimenti di un intero popolo per la libertà riconquistata e si conclude così:
E per la libertà voglio che il mare
non abbia fine e che l’aprile sia
per tutti quella grande primavera
che noi vedemmo uscendo sulla via
con la falcata sempre più leggera,
correndo senza peso alla parola
dell’uomo solo che non è più sola:
Italia, patria senza monumento,
vita che vive, spazio, luce, vento.
(Raffaella Costa)