Achille Colombo nasce a Voghera il 7 luglio 1882 da Beniamino e Eleonora “Onorina” Debenedetti. La famiglia si trasferisce presto a Cuneo, dove Beniamino ricopre il ruolo di preside dell’Istituto Tecnico femminile. Cresce in un ambiente colto e liberale, come dimostra un discorso del padre sull’importanza dell’istruzione femminile.
Il 15 gennaio 1905 Achille entra nella Società delle Cartiere Meridionali come corrispondente. Nel frattempo, si laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Genova. La sua carriera all’interno dell’azienda è rapidissima: diventa direttore della Cartiera di Intra, poi segretario della sede centrale e, a soli 31 anni, viene nominato direttore amministrativo. Nel 1919 assume le cariche di amministratore delegato, direttore generale e vicepresidente, portando l’azienda tra le maggiori cartiere italiane per vastità di impianti e qualità della produzione.
Colombo si distingue per il suo intuito e la sua competenza tecnica. Progetta e brevetta una macchina per buste “duplex,” considerata tra le più innovative al mondo. Promuove inoltre l’efficienza produttiva fondando l’Unione Commerciale Cartiere, di cui è presidente e amministratore per anni. Questo organismo ottiene significative riduzioni nei costi di produzione grazie alla specializzazione tra le cartiere aderenti, rendendole competitive rispetto ai grandi impianti del Nord Italia.
Nel 1931, unico tra i grandi industriali, riceve la tessera di “operaio Cartaio” dalla Confederazione Nazionale dei sindacati industriali, riconoscimento del suo rispetto e della sua equanimità nei confronti dei lavoratori. Per celebrare il 25° anniversario del suo ingresso nelle Cartiere Meridionali, destina un milione di lire del proprio patrimonio a una fondazione per integrare le pensioni degli operai più bisognosi.
Costretto a lasciare l’Italia nel 1940 a causa delle leggi razziali fasciste, Colombo emigra prima in Argentina e Cile, poi negli Stati Uniti, dove brevetta una macchina da scrivere fotoscrivente. Naturalizzato cittadino statunitense nel 1947, muore improvvisamente a New York nel dicembre del 1951.
Tra i cimeli conservati dall’Archivio Terracini spicca un prototipo della sua macchina da scrivere del 1938, testimonianza del genio e dell’abilità di un uomo fuori dal comune.