Il 17 settembre 1420, il duca Filippo Maria Visconti emana un decreto che stabilisce l’obbligo per tutti i sudditi del Ducato di Milano, sia uomini che donne, di ottenere la laurea esclusivamente presso l’Università di Pavia. La violazione di questa norma comportava una pesante sanzione di 600 fiorini d’oro, corrispondenti a circa dieci anni di stipendio medio, da pagare dai genitori degli studenti trasgressori.
Questo decreto perseguiva diversi obiettivi. In primo luogo, il Duca voleva rafforzare il potere del Ducato di Milano e consolidare il controllo su istruzione e cultura in un periodo di grande instabilità geopolitica, data la piccola dimensione del ducato e la minaccia rappresentata dai potenti nemici circostanti.
In secondo luogo, il decreto mirava a promuovere l’Università di Pavia, all’epoca una delle più prestigiose istituzioni accademiche d’Italia, che si trovava in competizione con altre università. Filippo Maria Visconti voleva garantire all’Università di Pavia una posizione di assoluto monopolio sull’istruzione superiore nel Ducato, rendendola l’unica università ufficialmente riconosciuta.
L’impatto del decreto fu notevole: l’Università di Pavia vide aumentare significativamente il numero di studenti e di docenti, diventando un centro di cultura e ricerca di primaria importanza. Questo provvedimento consolidò il prestigio dell’ateneo, che divenne una delle università più rinomate d’Europa.