Il 10 febbraio 1992 segna un momento cruciale nella musica italiana: l’uscita del primo album degli 883, Hanno ucciso l’uomo ragno, un disco che diventerà un vero e proprio manifesto di un’intera generazione. Il disco, della durata di trentacinque minuti, contiene nove tracce che raccontano il mondo dei giovani degli anni ’90. Prodotto da Pierpaolo Peroni, Marco Guarnerio e Claudio Cecchetto, l’album viene distribuito in tre formati: CD, musicassetta e LP.
L’album è un viaggio nel piccolo mondo di due ragazzi di provincia. Sullo sfondo la mitica sala giochi Jolly Blue, i primi approcci timidi con le ragazze, i sogni di diventare “re della serata” con appena diecimila lire.
Gli 883 riescono a catturare un’essenza profonda: la capacità di sognare nonostante le delusioni. Il loro successo sta nel rappresentare quella zona grigia tra aspirazioni e realtà, dove ogni giovane può riconoscersi.
Il primo album diventa così più di una semplice raccolta musicale: è un manifesto di un disagio generazionale che non si arrende mai, un inno a quell’ottimismo incauto che rende umani e, paradossalmente, “super-umani”.