Il 1° febbraio 909 segna una data fondamentale per la storia economica e sociale di Voghera e dell’Oltrepò Pavese. In questo giorno, il re d’Italia Berengario I autorizzò ufficialmente la Pieve di San Lorenzo di Voghera a derivare un canale d’acqua dal fiume Staffora per la costruzione di molini destinati a supportare l’economia locale.
La nuova roggia, denominata “dei Molini” o “canale lagozzo”, divenne una risorsa essenziale per lo sviluppo della città, fornendo l’energia necessaria al funzionamento dei mulini ad acqua, fondamentali per la molitura del grano e la produzione alimentare. Questo intervento non solo migliorò la qualità della vita degli abitanti, ma contribuì anche alla crescita economica della borgata, rafforzandone il ruolo nel tessuto produttivo dell’epoca.
L’autorizzazione concessa da Berengario I rappresentava, seppur indirettamente, il riconoscimento della giurisdizione vogherese sullo Staffora, fiume che da sempre ha rappresentato una fonte di benessere per il territorio dell’Oltrepò Pavese. Il controllo delle acque era infatti un elemento strategico per la vita quotidiana e per l’economia locale, regolando non solo l’attività molitoria ma anche l’irrigazione dei campi e la gestione delle risorse idriche.
Questo atto di concessione si inserisce in un più ampio contesto storico in cui i sovrani medievali regolavano l’utilizzo delle risorse naturali per favorire lo sviluppo delle comunità locali, spesso sotto l’egida delle istituzioni religiose. La Pieve di San Lorenzo, infatti, svolgeva un ruolo chiave nella gestione del territorio, fungendo da punto di riferimento non solo spirituale, ma anche amministrativo ed economico per la popolazione vogherese.