Il 12 marzo del 924, la città di Pavia fu teatro di una delle pagine più oscure della sua storia. Le orde ungare, guidate dal generale Salardo, irruppero nella città, scatenando un’ondata di violenza e distruzione senza precedenti.
Salardo, un generale ungherese del X secolo, è passato alla storia come il responsabile del sacco di Pavia. Alla testa delle sue truppe, egli guidò l’assalto alla città, dando inizio a un massacro che segnò profondamente la comunità locale.
Gli invasori, descritti come “barbari” dalle cronache dell’epoca, si abbandonarono a una furia sanguinaria, incendiando edifici e massacrando la popolazione. La strage fu di proporzioni spaventose, con poche centinaia di persone che riuscirono a salvarsi dalla furia degli invasori.
Le atrocità di quel giorno sono state tramandate dalle testimonianze di due importanti storici: Liutprando di Cremona e Flodoardo di Reims. Le loro cronache offrono un resoconto dettagliato della devastazione e della sofferenza patite dalla popolazione pavese.
Il sacco di Pavia del 924 rappresenta un evento traumatico nella storia della città. Le conseguenze della distruzione e del massacro si fecero sentire a lungo, segnando profondamente la memoria collettiva della comunità pavese.