La panada, una minestra umile ma nutriente, era un tempo un vero e proprio toccasana. La sua leggerezza la rendeva particolarmente digeribile, tanto che i medici la consigliavano a chi soffriva di disturbi allo stomaco. Ma la panada era anche un simbolo di cura e affetto, un piatto immancabile sulle tavole delle puerpere. Durante il periodo di quarantena, le neo-mamme ricevevano visite da parenti e amici, che portavano in dono pane, l’ingrediente principale di questa zuppa confortante. Chi aveva maggiori possibilità economiche, aggiungeva anche un po’ d’olio, arricchendo ulteriormente questo dono semplice ma prezioso. La panada era dunque un gesto di vicinanza e sostegno, un modo per prendersi cura delle donne in un momento delicato della loro vita.
PREPARAZIONE
Per prima cosa, prende un litro d’acqua fredda e versatelo in una pentola capiente. Poi, tagliate il pane raffermo a pezzi piuttosto grossolani, non importa se non sono perfetti, l’importante è che siano abbastanza piccoli da cuocere bene. Aggiungete il pane all’acqua, salate a piacere e versate un filo abbondante di olio extravergine d’oliva.
Ora, portate la pentola sul fuoco e fate bollire il tutto, mescolando di tanto in tanto per evitare che il pane si attacchi al fondo. Una volta raggiunto il bollore, abbassate la fiamma, coprite la pentola e lasciate cuocere per almeno mezz’ora, o anche di più, finché il pane non si sarà completamente spappolato, trasformandosi in una zuppa densa e quasi gelatinosa.