Il 31 gennaio 2009 si spegneva Lino Aldani, uno dei padri fondatori della fantascienza italiana. Nato il 29 marzo 1926 a San Cipriano Po, in provincia di Pavia, Aldani ha saputo portare il genere fantascientifico nel panorama letterario italiano con uno stile originale e una capacità di riflessione che lo hanno reso un autore di riferimento.
Dopo aver studiato a Roma e intrapreso la carriera di insegnante, Aldani iniziò a pubblicare i suoi racconti negli anni ’50, collaborando con riviste come Oltre il cielo e Futuro. Fu proprio la sua visione, radicata nel contesto sociale e culturale italiano, a rendere unici i suoi lavori, caratterizzati da un approccio che mescolava critica sociale, introspezione psicologica e un’immaginazione futuristica mai fine a sé stessa.
Tra le sue opere principali si ricordano Quando le radici (1977) e La croce di ghiaccio (1985), ma sono i suoi racconti brevi a rappresentare il cuore della sua produzione, capaci di condensare profonde riflessioni in trame avvincenti. I suoi temi spaziavano dal progresso tecnologico al rapporto tra uomo e società, senza mai trascurare l’elemento umano, spesso al centro di distopie capaci di anticipare questioni ancora attuali.
Nel 1963, Aldani fondò la rivista Futuro, che divenne un punto di riferimento per gli autori italiani del genere, contribuendo a legittimare la fantascienza come forma d’arte letteraria. In un’epoca in cui il genere era spesso sottovalutato, Aldani dimostrò che anche in Italia poteva esistere una fantascienza di qualità, in grado di dialogare con le grandi tradizioni internazionali.
Il suo contributo è stato riconosciuto non solo dai lettori, ma anche dalla critica, che ha più volte sottolineato il suo ruolo nel dare dignità letteraria alla fantascienza italiana. La sua eredità vive non solo attraverso le sue opere, ma anche nel panorama fantascientifico contemporaneo, che continua a trarre ispirazione dalle sue intuizioni.
Lino Aldani ci ha lasciati il 31 gennaio 2009 nella sua San Cipriano Po, il paese che ha sempre considerato casa. Oggi, il suo nome è ricordato come quello di un visionario che ha saputo raccontare il futuro con profondità e stile, lasciando un segno indelebile nella storia della letteratura italiana.