Il 12 dicembre 1969, Milano fu sconvolta da uno degli eventi più tragici della sua storia recente: la strage di Piazza Fontana. Un ordigno esplose all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, causando la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Un atto terroristico, questo, che segnò l’inizio degli Anni di piombo, un periodo oscuro caratterizzato da violenze politiche e tensioni sociali. La vittima più giovane di quel giorno è il pavese Giovanni Arnoldi, di anni 42.
Chi era Giovanni Arnoldi
Giovanni Arnoldi, di Magherno, era riuscito a concretizzare un’ambizione che pochi al tempo avrebbero osato perseguire: portare il cinema in una realtà di provincia. La sua sala, che aveva chiamato “Cinema Nuovo”, era diventata un punto di riferimento per la comunità di Magherno, un luogo dove le persone potevano ritrovarsi e sognare davanti a uno schermo. Tuttavia, con l’arrivo della televisione nelle case, gli spettatori iniziarono a diminuire e gli incassi del cinema calarono. Con una moglie e due figli da mantenere, Giovanni non si perse d’animo e tornò a occuparsi del commercio di bestiame, attività che aveva già svolto in passato.
Quel venerdì di dicembre
Il 12 dicembre 1969, Giovanni si recò alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano per motivi legati alla sua attività di commerciante. Nonostante non si sentisse bene, accettò di andare, spinto dall’insistenza di un amico. Arrivato sulla soglia della banca, incontrò un conoscente che lo invitò a prendere un caffè, ma Giovanni preferì entrare e sbrigare le sue commissioni. Pochi minuti dopo, la bomba esplose, distruggendo l’edificio e spezzando la vita di Giovanni e di altre 16 persone.
La strage e le sue conseguenze
La bomba di Piazza Fontana, composta da circa 7 kg di tritolo, fu collocata con l’intento di colpire un luogo simbolico dell’economia italiana. La scelta della Banca Nazionale dell’Agricoltura, frequentata da agricoltori e commercianti, mirava a seminare terrore nella società civile. L’attentato venne inizialmente attribuito ad ambienti anarchici, ma le indagini successive rivelarono un complesso intreccio di responsabilità legate all’estrema destra e a settori deviati delle istituzioni.
L’evento segnò profondamente l’Italia, generando interrogativi e sospetti che ancora oggi alimentano il dibattito storico. Piazza Fontana divenne il simbolo di un periodo in cui lo Stato stesso sembrava vacillare di fronte al terrorismo e alle manipolazioni politiche.