Il 10 dicembre 1781 segna una data significativa nella storia dell’abbazia benedettina maschile di San Pietro in Ciel d’Oro, uno dei simboli più importanti della spiritualità e del potere economico del medioevo pavese. Questa giornata rappresenta la soppressione ufficiale della canonica regolare lateranense, decretata in esecuzione del regio dispaccio del 6 settembre dello stesso anno. Fondata nella prima metà dell’VIII secolo dal re longobardo Liutprando, l’abbazia ebbe un ruolo centrale nella vita religiosa, culturale e politica della città. Esente dall’autorità episcopale, il monastero benedettino esercitava il proprio ministero spirituale in autonomia e gestiva vasti possedimenti terrieri grazie alle numerose donazioni imperiali ricevute tra il IX e il XII secolo.
Imperatori come Ottone I, Federico I Barbarossa e Corrado II concessero privilegi significativi, tra cui diplomi di immunità e diritti signorili su terre che si estendevano ben oltre Pavia, arrivando fino alla Val Camonica, al Monferrato e persino a Firenze. Tra le località principali figuravano Lardirago, Villanterio, Bereguardo, e Casei Gerola. Tuttavia, il 1221 segnò un momento drammatico nella storia dell’abbazia: l’assassinio dell’abate da parte dei monaci portò alla soppressione del monastero benedettino. Successivamente, l’edificio fu affidato ai canonici regolari lateranensi, che mantennero la gestione spirituale e patrimoniale del complesso fino al XVIII secolo. Durante questo periodo, le proprietà furono progressivamente concentrate nelle vicinanze di Pavia, rafforzando il legame tra il monastero e il territorio comunale pavese.