Francesco Pertusati, nato a Milano il 22 febbraio 1679, è stato una figura di grande rilievo per la città di Pavia, non solo come vescovo ma come riformatore e benefattore. Appartenente a una famiglia di prestigio — il padre era il conte Luca Pertusati, presidente del Senato di Milano — Francesco scelse fin da giovane la vita religiosa, entrando nell’Ordine benedettino degli Olivetani e dedicandosi agli studi teologici. Dopo aver insegnato presso l’Università di Bologna, divenne abate a Milano, consolidando la sua esperienza nel clero prima di assumere il ruolo di vescovo di Pavia.
Il suo episcopato pavese, iniziato negli anni ’20 del Settecento, si distinse subito per una serie di riforme ispirate al Concilio di Trento, che papa Benedetto XIII aveva raccomandato con forza. La diocesi di Pavia, allora divisa tra la Lombardia austriaca e il Piemonte sabaudo, presentava una complessità politica che richiedeva una guida salda. Pertusati dedicò grande impegno a ravvivare la fede popolare, presiedendo processioni come quella della Santa Croce, nonostante le tensioni col capitolo della cattedrale, che rifiutava di partecipare. Tali contrasti portarono Pertusati a richiedere perfino la scomunica di alcuni membri del capitolo, dimostrando la sua determinazione a mantenere l’autorità ecclesiastica.
Uno dei momenti salienti del suo episcopato fu la vicenda delle reliquie di Sant’Agostino, ritrovate nella cripta della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Nel 1728, dopo un’attenta analisi, Pertusati decretò che quelle ossa appartenessero proprio al santo di Ippona, risolvendo una lunga disputa tra i Canonici regolari lateranensi e gli Eremitani di Sant’Agostino. La sua decisione venne infine confermata dal papa, consolidando l’autenticità delle reliquie per la città.
Nel 1743, Pertusati ricevette il titolo di arcivescovo titolare di Amasea, associato alla carica di vescovo di Pavia, un riconoscimento che contribuì a rafforzare ulteriormente la sua autorità.
Negli ultimi anni, Francesco Pertusati si dedicò al rinnovamento del palazzo vescovile di Pavia, intervenendo sul cortile e le finestre e affidando al pittore Felice Biella la decorazione della cappella dei vescovi. La sua opera non si limitò però all’ambito ecclesiastico: lasciò una significativa eredità per la costruzione di una residenza per poveri e anziani, che porta ancora oggi il suo nome e testimonia il suo impegno per il bene sociale della comunità.
Francesco Pertusati morì a Pavia il 17 novembre 1752, lasciando un’eredità di fede, riforme e opere di carità che continuano a influenzare la città e la sua diocesi.