Per capire Borgo Calvenzano, che oggi appare come una galleria con negozi e servizi, bisogna fare un passo indietro di circa 150 anni. Immergendosi nell’atmosfera di metà ottocento si capisce così quanto, questo luogo nei pressi di Porta Milano, abbia a che fare con la storia di Pavia.
La condizione preliminare è che in quegli anni il Naviglio Pavese, non solo era navigabile, ma era una storia di arteria primaria per i commerci e i trasporti di merci. Ed ecco l’idea: nel 1816 il Comune di Pavia decide di cedere ad alcuni privati l’area di circa 20.000 quadrati fuori Porta Milano, collocata proprio a fianco del Naviglio. L’idea è quella di farne una grande zona a servizio proprio della navigazione di persone e merci che avveniva sul Naviglio: negozi, magazzini, laboratori artigianali di trasformazioni, tutto ad un passo dal corso d’acqua. Si direbbe un progetto pienamente in linea con le moderne teorie della sostenibilità dei trasporti.
Ma la vicenda si complica: tra ditte inadempienti, ricorsi e pronunciamenti del Tribunale, passano una ventina di anni e il Comune torna in possesso dell’area. Finalmente è il momento di dare nuovo vigore all’idea. Ci vorrà ancora un decennio e finalmente nel 1850 i bei portici di Borgo Calvenzano e i locali di servizio per il Naviglio Pavese vengono completati dalla Ditta Bernardino Mantignoni.
E non ci sono soli negozi e depositi, ma anche botteghe, osterie e alberghi, di qualcuno dei quali restano ancora le insegne. Il complesso non aveva eguali in tutta la rete idroviaria dei navigli lombardi: c’erano perfino un torchio da olio e due forni per il pane. Era di fatto un nuovo pezzo di città e infatti molti commercianti e artigiani decisero di trasferirsi qui con le proprie famiglie. Sembra ancora di sentirli i suoni antichi di Borgo Calvenzano. E lo scorrere tranquillo delle acque del Naviglio Pavese.
Foto di Fabio Marinoni da Wikipedia