Nel buio degli archivi della Biblioteca Stanislas di Nancy dormiva un segreto imperiale. Una lettera incomprensibile, piena di simboli misteriosi che sembravano usciti da un trattato di alchimia medievale. Per quasi cinque secoli nessuno è riuscito a capire cosa significassero quei segni enigmatici tracciati dalla mano dell’imperatore Carlo V nel 1547. Fino al 2022, quando un team di crittografi francesi ha finalmente spezzato il codice, rivelando una verità sorprendente: l’uomo più potente del XVI secolo, colui che governava un impero “su cui non tramontava mai il sole”, era terrorizzato dall’idea di essere assassinato.
Carlo V non era esattamente quello che ci si aspetterebbe da un imperatore. Basso di statura, afflitto dal famoso “mento asburgico” – una malformazione genetica che rendeva sporgente la sua mandibola causandogli problemi nel parlare e nel masticare – aveva ereditato un impero immenso quasi per caso. A sei anni era già sovrano, a 19 imperatore del Sacro Romano Impero. Ma dietro la corona più prestigiosa d’Europa si nascondeva un uomo ossessionato dalla paura. E aveva le sue buone ragioni: Francesco I di Francia, il suo nemico giurato, aveva tentato di tutto per fermarlo. Tra guerre e intrighi diplomatici in tutta Europa. In un mondo dove il veleno e il pugnale erano strumenti di politica internazionale, le paranoie di Carlo V non erano poi così infondate.
La lettera decifrata rivela un imperatore che viveva in un clima di costante tensione. Per comunicare con il suo ambasciatore in Francia, Jean de Saint-Mauris, Carlo V aveva sviluppato un sistema crittografico sofisticatissimo: sostituiva le vocali con simboli ispirati alla lingua araba e aggiungeva false piste per confondere eventuali spie.
Non si trattava di un semplice codice. I ricercatori del laboratorio Loria hanno identificato ben 120 simboli diversi utilizzati dall’imperatore. Un sistema talmente complesso che ci sono voluti sei mesi di lavoro con software specializzati per decifrarlo. La svolta è arrivata quando hanno trovato un’altra lettera dell’ambasciatore con alcuni appunti scarabocchiati a margine – una specie di “brogliaccio” del codice che ha permesso di aprire finalmente quella cassaforte di carta.
La decifrazione di questa lettera non è solo una curiosità storica. Ci mostra un lato inedito del potere rinascimentale: anche l’imperatore più potente del mondo occidentale viveva nell’insicurezza, costretto a inventare codici segreti per comunicare le sue paure più profonde. In un’epoca in cui le comunicazioni viaggiavano a cavallo e le notizie impiegavano settimane per attraversare l’Europa, Carlo V aveva capito che l’informazione era potere – e che proteggerla era questione di vita o di morte. I suoi simboli arabeggianti non erano solo crittografia: erano la testimonianza scritta dell’ansia di un uomo che portava sulle spalle il peso del mondo.
Oggi, mentre i nostri messaggi vengono crittografati automaticamente dai nostri smartphone, vale la pena ricordare che cinquecento anni fa un imperatore passava le notti a inventare simboli segreti, terrorizzato dall’idea che qualcuno potesse intercettare le sue lettere e scoprire le sue debolezze: il codice di Carlo V è stato finalmente decifrato, ma il mistero del potere e delle sue fragilità rimane sempre attuale.
LA MOSTRA MULTIMEDIALE PER SCOPRIRE TUTTO (MA PROPRIO TUTTO) SULLA BATTAGLIA DI PAVIA
Se volete rivivere il fascino e il mistero di un periodo storico che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia militare e politica dell’Europa, oltre che nella città di Pavia l’appuntamento è al Castello Visconteo di Pavia dove è in corso la mostra “La Battaglia di Pavia, 24 febbraio 1525. I tempi, i luoghi, gli uomini”
Tutte le info sulla Mostra a questo link