La storia dei mosaici pavimentali della Basilica di San Michele a Pavia rappresenta uno dei capitoli più affascinanti dell’arte medievale lombarda. La loro esistenza è documentata da una preziosa testimonianza storica: nel 1330 circa, lo scrittore pavese Opicino de Canistris (1296-1336), nel suo “Liber de laudibus Civitatis Ticinensis”, descrive con meraviglia la presenza di numerosi mosaici pavimentali nelle chiese cittadine.
Particolare attenzione viene riservata al mosaico della Basilica di San Michele, che Opicino definisce con parole cariche di ammirazione: “incredibili et admirabili pulchritudine decoratur” (decorato con incredibile e ammirabile bellezza). Questa descrizione non solo testimonia la magnificenza dell’opera, ma la indica come una delle principali attrazioni della città di Pavia, che all’epoca era uno dei centri più importanti per la produzione di mosaici pavimentali in tutta l’Europa romanica.
Il mosaico di San Michele, un’opera policroma di notevole complessità, originariamente occupava l’intero presbiterio della basilica, sviluppando un articolato programma iconografico. La sua storia è segnata da vicende che ne hanno determinato la frammentazione e la riscoperta in tempi diversi.
La prima mutilazione significativa del mosaico risale a prima del 1580-1590, quando l’altare marmoreo del 1383 venne spostato dalla sua collocazione originaria verso la parte anteriore del presbiterio. Questo spostamento comportò la copertura di alcune sezioni importanti del litostrato pavimentale, tra cui rappresentazioni dei Mesi e una parte del Labirinto.
Le scoperte del XIX e XX secolo
La riscoperta del mosaico è avvenuta in due momenti storici distinti:
- Nel 1863, durante la ricognizione delle reliquie dell’altare maggiore, vennero alla luce importanti frammenti. In seguito a questa scoperta, l’altare venne riposizionato più indietro per permettere la visibilità di parti significative del mosaico, tra cui: la rappresentazione dell’Anno, i mesi di Aprile, Maggio e Marzo, la porzione superiore del Labirinto e due animali angolari
- Nel 1972, durante ulteriori lavori di restauro, emersero altri frammenti provenienti da vari punti del presbiterio. Questi vennero collocati nella parte anteriore, vicino alla balaustra (successivamente sostituita con transenne moderne).
Il ritrovamento di questi frammenti musivi, oltre a rappresentare un importante recupero artistico, testimonia anche il ruolo centrale di Pavia nella produzione di mosaici pavimentali durante il periodo romanico. L’iconografia complessa, la raffinata esecuzione e la ricchezza cromatica confermano l’alto livello raggiunto dalle maestranze pavesi e il prestigio della committenza della basilica di San Michele.
La sopravvivenza di questi frammenti, nonostante le vicissitudini storiche e gli interventi architettonici, permette oggi di apprezzare ancora la magnificenza dell’arte medievale pavese, confermando la veridicità delle entusiastiche descrizioni di Opicino de Canistris.