Un piccolo borgo sulle rive del Ticino, un porto fluviale con meno di 300 anime, un’osteria, una chiesetta con un affresco della Madonna degli Annegati. Questo era Pissarello, un paese che sorgeva vicino alla località Moriano di Bereguardo e che oggi non esiste più. Dal 1861, anno del censimento per la nascita del Regno d’Italia, il suo nome è sparito dalle mappe e dai documenti ufficiali. Del borgo non rimane traccia visibile, se non una via intitolata dal Comune di Bereguardo nella frazione di Vigna del Pero, di cui pochi conoscono l’origine.
La scomparsa di Pissarello è avvolta nel mistero. Secondo alcune ipotesi, potrebbe essere stato distrutto dalle truppe austriache in ritirata dopo la sconfitta subita nella Seconda Guerra d’Indipendenza del 1859, ma non ci sono prove documentali a sostegno di questa teoria. Più probabilmente, fu il Ticino, con le sue piene e il suo corso mutevole, a cancellarlo lentamente, costringendo gli abitanti a migrare verso territori più sicuri.
Quel che è certo è che, fino alla metà dell’Ottocento, Pissarello era un comune autonomo con un sindaco, una giunta e un consiglio. Gli ultimi dati ufficiali parlano di 280 abitanti censiti nel 1861. Ma che ne è stato di loro? Si trasferirono altrove in tempo per salvarsi, o ci furono vittime durante il declino del borgo? Su questo aspetto, le fonti restano silenziose.
Un elemento particolare lega Pissarello al paese vicino di Trivolzio: una strada, oggi scomparsa, che gli anziani ricordano come “la via dei morti.” Questo percorso collegava il borgo direttamente al cimitero di Trivolzio, dove riposavano i defunti di Pissarello. La strada non era solo un semplice collegamento, ma un simbolo del legame tra la comunità e i suoi cari scomparsi. Col tempo, le necessarie trasformazioni agricole e la riorganizzazione del territorio hanno cancellato questo tracciato, seppellendolo sotto i campi coltivati. Tuttavia, nei ricordi degli abitanti della zona, “la via dei morti” resta viva come un frammento di memoria collettiva.
Di Pissarello non rimangono resti fisici: le case, l’osteria, la chiesetta, tutto è stato inghiottito dal fiume o dal tempo. Rimane, però, la sua storia, fragile e sfuggente, che merita di essere raccontata per non cadere nell’oblio. Oggi, chi percorre la via Pissarello a Vigna del Pero potrebbe non sapere nulla di quel borgo che sorgeva sulle rive del Ticino. Eppure, dietro quel nome si cela il ricordo di una comunità vivace, di una Madonna che vegliava sugli annegati e di un sentiero che univa i vivi ai loro morti.
Ricostruire la storia di Pissarello significa riportare alla luce un pezzo di passato dimenticato e celebrare la memoria di un borgo che, pur cancellato dalla geografia, continua a vivere nei cuori di chi non l’ha dimenticato.