Antonio Segni, il quarto Presidente della Repubblica Italiana, è stato un protagonista di rilievo della storia politica italiana, ma il suo legame con l’Oltrepò Pavese aggiunge un’affascinante dimensione umana e personale al suo percorso. Nel corso della sua carriera, Segni ha avuto due significative occasioni di visita in questa regione, episodi che riflettono sia i suoi legami personali sia il suo profondo senso del dovere istituzionale.
Il legame personale con Montù Beccaria
Il primo episodio risale al 1957 e ha luogo a Montù Beccaria, dove Segni partecipò alla commemorazione di Carlo Vercesi, stimato professore e figura di spicco del paese. Vercesi, legato a Segni da vincoli familiari (era il marito di una sorella della moglie di Segni, Laura Carta Caprino), rappresentava per Segni un’affinità personale oltre che professionale. In un diario datato 5 maggio 1957, Segni annotò la sua presenza a Montù per assistere alla cerimonia di scopertura di una lapide in onore di Vercesi, contraddicendo un’altra lapide locale che erroneamente data la commemorazione al 1956.
Questa relazione con Vercesi si estendeva anche all’ambito della Resistenza. In una pagina del volume “I grandi e i grossi” (1973) di Italo Pietra, viene raccontato un episodio che vede Vercesi rapito da un partigiano pavese e portato nelle montagne dell’Oltrepò, dove ebbe modo di interagire con i combattenti della resistenza. Vercesi, divenuto amico dei partigiani, raccontava con orgoglio la capacità di “Tonino” – come chiamava affettuosamente Segni – di prevedere l’evoluzione della Seconda guerra mondiale, sottolineando la sua acutezza politica.
L’omaggio istituzionale a Voghera
Il secondo episodio risale a venti giorni dopo l’elezione di Segni a Presidente della Repubblica nel 1962, quando un disastro ferroviario sconvolse la comunità di Voghera. La notte del 31 maggio, un treno merci proveniente da Milano travolse un convoglio passeggeri diretto in Liguria, fermo sul terzo binario, causando 64 morti e oltre 30 feriti. Appena ricevuta la notizia, Segni reagì immediatamente, ordinando la partenza dal Palazzo del Quirinale per raggiungere il luogo della tragedia. Atterrato a Linate e giunto a Voghera, Segni manifestò il cordoglio nazionale, visitando la camera ardente e accompagnando le istituzioni locali in un momento di grande dolore.
Questo gesto di vicinanza venne ricordato dalla stampa dell’epoca, con il titolo “Segni rende omaggio alle vittime del disastro ferroviario di Voghera.” Il Presidente si mostrò toccato dalla tragedia e dispose una donazione di cinque milioni di lire a favore delle famiglie delle vittime, dimostrando la sensibilità e il rispetto verso le comunità colpite da eventi tragici.